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Superbonus 110: c’è il sì alla proroga al 2023 – Filodiritto

Dopo una lunga ed estenuante partita giocata dal premier Mario Draghi con l’Unione Europea, e una telefonata risolutiva con Ursula Von Der Leyen, disco verde al Recovery Plan italiano, che, tra gli altri provvedimenti, sancisce la proroga del superbonus 110 alla fine del 2023 per tutti e dice addio a quota 100 a fine anno, son conseguente sostituzione con misure mirate a categorie con mansioni logoranti. Allo studio l’ipotesi di andare in pensione a 67 anni.

Superbonus 110: il Governo concede la proroga al 2023

Dopo una lunga giornata trascorsa a trattare con l’Europa, e una telefonata, pare, risolutiva tra Draghi e Ursula Von Der Leyen, alla fine l’accordo si trova.

Il Consiglio dei Ministri, che doveva riunirsi venerdì, inizia, invece, alle 22 di sabato, si è chiuso con un esito favorevole. Ci sarà il finanziamento del Superbonus 110, c’è l’impegno del Governo, per ora informale, che lo farà successivamente e con un provvedimento separato.

Sempre sul tema Superbonus 110, il ministro Franco ha annunciato che dopo le lunghe trattative con Bruxelles è arrivata la “green lighy”, l’ok dell’Europa.

Le trattative con l’UE si erano concentrate su impegni a lungo respiro dell’Italia, in particolare sulla riforma del fisco e sul business environment.

Superbonus 110 e finanziamento fino al 2023

Ad oggi, dunque, oltre a un generico impegno del Governo, nulla hanno in mano le forze politiche che hanno fatto propria l’istanza della proroga del Superbonus 110, ovvero il Movimento 5 stelle e Forza Italia.

Pertanto, è stato reso noto che verrà chiesto al premier Draghi di impegnarsi ufficialmente, con ogni probabilità già nell’informativa che terrà lunedì e martedì alle Camere a inserire la proroga al 2023 nella futura legge di Bilancio ovvero in un diverso provvedimento.

Pertanto, un impegno formale per finanziare il Superbonus 110 con ulteriori 10 miliardi di euro da mettere a bilancio.

Superbonus 110 e quota 100

Accanto al tema cruciale del Superbonus 110, è anche quello di quota cento, che, è stato deciso, sparirà alla fine del 2021, per lasciare spazio a nuove politiche che tutelino i lavori più usuranti.

Claudio Durigon, esponente leghista e sostenitore di quota 100 nel Governo Conte, pare indicare una via: “Occorre andare oltre e puntare a quota 41 anni di contribuzione. La pandemia ha cambiato tutti i parametri ed è ora di fornire alle aziende uno strumento valido per salvaguardare il mercato del lavoro, sia in entrata che in uscita. Se non vogliamo che i dati sui disoccupati, già molto preoccupanti, diventino drammatici con lo sblocco dei licenziamenti, è necessario intervenire con una maggiore flessibilità in uscita, specialmente nel privato. Più spazio ai giovani e più strumenti alle aziende per rimodulare i propri organici in modo equo».

Tutto ciò nel solco della proposta di riforma pensionistica, già depositata da Durigon, che prevede la riduzione del numero di anni di contributi richiesti per la rendita pensionistica, passando dagli attuali 42 e 10 mesi a 41. Riforma che si unisce a quella che chiede il passaggio da quota 100 a quota 102 per la somma di contributi più età anagrafica.

Aspettiamo la prossima legge di Bilancio per vedere gli sviluppi.

Source: filodiritto.com

Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.

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