Roma, 21 ottobre 2021 – Superbonus 110 e bonus facciate, è tempo di chiarimenti. Partiamo dal primo, il bonus più amato da politici e dalla sua nascita, a maggio 2020, ma anche il più costoso per lo Stato. Dopo le richieste di ampliamento, alla fine la manovra 2022 lo riconfermerà fino a fine 2023, ma con alcune modifiche che proveranno ad attenuarne il peso sulle finanze pubbliche. Riguardo al bonus facciate, i lavori saranno prorogati al 2022 con alcuni chiarimenti dal Pd.
Bonus facciate
“Abbiamo avuto conferma dal Ministero dell’Economia, in risposta ad una nostra interrogazione, della possibilità di poter usufruire del Bonus facciate pagando entro il 31 dicembre la quota pari al 10% della spesa, indipendentemente dallo stato di avanzamento dei lavori che potranno essere completati nel 2022. Si potrà optare quindi per la fruizione di un contributo sotto forma di sconto in fattura o per la cessione di un credito d’imposta. L’Agenzia delle Entrate si riserverà di fare i controlli sull’effettivo svolgimento dei lavori, a tutela soprattutto dei condomini. Per quanto riguarda, inoltre, i massimali di spesa previsti per l’installazione di un impianto fotovoltaico nell’ambito della messa in sicurezza degli edifici, l’Agenzia delle Entrate ci ha chiarito che il Superbonus spetta anche per tale intervento fino ad un ammontare complessivo non superiore a 48mila euro, che vanno sommati ai 96 mila previsti dal Sisma bonus”. E’ quanto affermano Gian Mario Fragomeli, capogruppo Pd in commissione Finanze alla Camera, e Martina Nardi, presidente della commissione Attività produttive alla Camera.
Superbonus 110, Patuanelli: “Proroga anche per le monofamiliari almeno fino al 2022”
Superbonus 110, ecco le limitazioni
Tornando al Superbonus, la manovra 2022 lo riconfermerà fino a fine 2023, ma con alcune modifiche che proveranno ad attenuarne il peso sulle finanze pubbliche. La prima limitazione riduce l’ampiezza dell’agevolazione: non si potrà più usare per ristrutturare le villette unifamiliari, ma soltanto per mettere a nuovo i condomini e le case popolari (Iacp). Una prospettiva che ha già fatto insorgere partiti e associazioni che vorrebbero invece lasciarla inalterata.
Ma i dubbi del governo sul costo della misura stanno spingendo a ripensare del tutto la sua struttura negli anni a venire. Una ipotesi sul tavolo è introdurre un meccanismo di ‘decalage’. L’idea è confermare la percentuale del bonus al 110% per le ristrutturazioni edilizie nel 2023, ridurla al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025. La discussione sul punto però è ancora aperta e le percentuali potrebbero cambiare. L’Ance, ad esempio, per andare incontro ai timori del governo propone di imporre un tetto di reddito per accedere all’agevolazione.
Questo anche per affrontare un’altra delle criticità emerse con i primi due anni di attuazione del Superbonus: stando ai dati dell’Enea, oltre l’86 per cento degli interventi riguarda edifici unifamiliari o unità immobiliari indipendenti, perlopiù abitate, secondo uno studio dell’Osservatorio dei conti pubblici italiani, da persone con reddito medio-alto. Se a questo si somma l’altro dato che emerge dalle statistiche Enea, cioè che gli interventi si sono concentrati soprattutto nelle regioni del Nord, ne viene fuori un quadro con molte possibilità di riequilibrio. Inoltre, c’è il problema dei prezzi degli interventi spesso saliti alle stelle, visto che sono costi riversati interamente sullo Stato. L’Ance infatti propone di applicare a tutti i bonus, non solo al 110%, tutte le agevolazioni prezzari.
Gli altri bonus edilizi
La manovra prorogherà anche gli altri bonus edilizi, per la riqualificazione energetica, mobili, sisma, verde. Lo stanziamento aggiuntivo è minimo, meno di 40 milioni, nel 2022 (si tratta di crediti di imposta), mentre nel 2023 sono appostati circa 500 milioni che salgono a due miliardi e mezzo nel 2024.
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