Superbonus 110% prorogato, senza eccezioni, fino al 2023. Con tanto di semplificazioni normative per rendere più semplice la fruizione dello strumento, introdotto dall’articolo 119 del decreto Rilancio di maggio 2020 ma operativo da agosto, e già modificato con l’ultima legge di Bilancio. Il governo ha dunque ceduto al pressing compatto delle forze di maggioranza (5 Stelle, Pd e Lega in testa) che, negli ultimi giorni, hanno spinto affinchè Palazzo Chigi assumesse un impegno politico preciso in questa direzione.
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Ad allarmare ampi settori parlamentari, la lettura della bozza del Pnrr, laddove era esplicitata l’intenzione di estendere la misura del Superbonus 110% dal 2021 al 2023 ma solo nella versione già prevista dalla manovra del governo Conte. Vale a dire ad uso esclusivo delle case popolari. Una limitazione necessaria, viste le risorse a disposizione. Nel Recovery plan, infatti, sono previsti 18,5 miliardi, tra i 10,26 già stanziati e gli 8,2 aggiuntivi del fondo extra Recovery, la stessa dote indicata, appunto, dal piano del governo Conte.
L’ORIENTAMENTO
Questi fondi servono per finanziare la proroga della detrazione al 110% al 30 giugno 2022 per le singole case e al 31 dicembre 2022 per i condomini che abbiano concluso a giugno il 60% dei lavori, con la possibilità solo per le case popolari di arrivare a giugno 2023, così come previsto dalla legge di bilancio. Tuttavia, spiegano fonti di governo, l’orientamento è di arrivare a settembre per fare una valutazione sui dati effettivi e sugli aspetti economici della misura per poi prorogarla con la legge di Bilancio stanziando ulteriori fondi. Per estendere il superbonus al 2023 per tutte le categorie sono infatti necessari altri 10 miliardi di euro. Rispetto alle risorse già disponibili, viene inoltre spiegato, se il tiraggio della misura dovesse risultare più basso e ci fossero dei risparmi, si potrebbe valutare di utilizzarli sugli anni a venire e non dirottarli su altri interventi. Quindi ci sarebbe un impegno politico a confermare la misura ma sulla base dei risultati.
La proroga al 2023, d’altronde, è considerata vitale dagli operatori. La richiesta che arriva da ultimo dall’Abi (“determinante per la ripresa di importanti filiere della nostra economia”) è stata sollevata nei giorni scorsi anche da Confindustria e dall’Ance insieme a tutta la filiera delle costruzioni, con l’obiettivo di dare un orizzonte più ampio per permettere di sfruttare appieno la misura e di aprire i cantieri con la garanzia di riuscire a finire i lavori in tempo per ottenere l’incentivo.
GLI OPERATORI
Se il Superbonus non è ancora decollato, infatti, secondo gli operatori, è per via delle procedure complesse per accedere all’incentivo, a partire dalla verifica della regolarità urbanistica degli edifici. E, a proposito di semplificazioni, il governo potrebbe cancellare la doppia asseverazione della congruità delle spese: una da redigere prima dell’avvio dei lavori a cura del progettista, l’altra da compilare a intervento concluso dal direttore dei lavori. I numeri, peraltro, mostrano che finora l’incentivo ha interessato più le abitazioni singole che i condomini, dove le assemblee per approvare i lavori sono state rese più complicate anche a causa del Covid.
Guardando alla dimensione dei lavori, peraltro, una analisi dell’Ance evidenzia che «si rilevano interventi mediamente più grandi nel Mezzogiorno (125mila euro), contro una media per il Centro Nord che si attesta intorno ai 117mila euro (dato complessivo 119mila euro circa)» e che si tratta comunque di valori «triplicati nel Mezzogiorno e quadruplicati nel Centro-Nord» rispetto a febbraio. Lo strumento ha registrato al 13 aprile oltre 10mila interventi per quasi 1,2 miliardi, con un aumento costante, il 9,2% rispetto ai 15 giorni precedenti, con buone performance anche al Sud come si evince da un’analisi dell’Ance sugli ultimi dati del monitoraggio congiunto Mise-Enea.
Source: ilmessaggero.it
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