Superbonus e condomini: un rapporto difficile. Dagli ultimi dati presentati da Enea, infatti, al momento i lavori avviati negli edifici plurifamiliari sono veramente pochi rispetto al totale dei cantieri operativi. A livello complessivo è stato realizzato finora poco più di un quarto degli interventi previsti dal governo, che punta sulla riqualificazione di almeno 50.000 edifici l’anno. Sale però il valore delle opere. Per far decollare definitivamente il bonus si punta sulla proroga al 2023 e sulle semplificazioni.
Esperto Superbonus: tutte le domande e risposte
I dati sugli interventi
Dai dati Enea inviati alla Commissione Ambiente della Camera – ha sottolineato la presidente, Alessia Rotta – c’è stato uno scarso utilizzo della misura proprio da parte dei condomini. Su quasi 11.000 interventi realizzati, solo 1.000 sono stati fatti su edifici condominiali, mentre circa 6.000 sono stati gli interventi su edifici unifamiliari, circa 4.000 su unità immobiliari indipendenti, e solo 180 hanno riguardato gli edifici di edilizia residenziale pubblica.
Quanto alla distribuzione geografica, la regione Veneto risulta quella con il più alto numero di interventi, 1.430, seguita dalla Lombardia con 1.415 e dall’Emilia Romagna con 1.008 interventi. “E’, quindi, urgente la proroga del Superbonus al 2023 – conclude la Rotta – la certezza del diritto e la semplificazione delle norme di accesso per garantire la necessaria concessione di credito bancario. La Commissione lavorerà per questo proponendosi anche come luogo di ascolto delle richieste dei soggetti coinvolti”.
Esperto Superbonus: tutte le domande e risposte
Le semplificazioni per le parti comuni
Per far realmente partire i lavori in condominio, dunque, si attendono le semplificazioni già preannunciate, e contenute nella bozza del decreto in materia di Transizione ecologica, il cui varo è atteso a breve. Nel testo si trova la proroga del Superbonus a tutto il 2023 e due importanti novità proprio in favore dei lavori condominiali. La prima riguarda le irregolarità presenti sulle parti comuni dell’edificio, come nel caso di verande non condonate. Per evitare che piccoli abusi di questo tipo rendano impossibile ottenere la certificazione dello stato legittimo dell’immobile, e quindi bloccare qualunque tipo di lavoro, si prevede dunque che la verifica venga fatta esclusivamente “in riferimento alle porzioni di parti comuni interessate dagli interventi”. Quindi, ad esempio, se si deve coibentare il tetto non conta il fatto che siano presenti, appunto, verande abisive. Allo stesso modo verande e tettoie non condonate non bloccano la sostituzione dell’impianto di riscaldamento.
Lavoi anche con il condono in corso
In ogni caso sarà possibile portare avanti i lavori anche quando le domande di sanatoria sono state presentate ma l’iter non è ancora concluso. Il testo prevede infatti che in presenza di domande di condono edilizio non ancora chiuse l’accesso agli incentivi è consentito previa asseverazione giurata, prestata da un tecnico diverso da chi ha curato la domanda di sanatoria, nella quale attesta la presenza dei requisiti per la conclusione positiva della procedura. Una strada per accelerare l’avvio dei lavori, con la precisazione, però, che qualora la domanda fosse respinta, sarebbero revocate le agevolazioni eventualmente già utilizzate.
Source: repubblica.it
Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.