16 modifiche normative in due anni e mezzo non sono riuscite a
bloccare la voglia di superbonus 110% da parte di contribuenti,
professionisti e imprese. Lo dimostrano i
dati recentemente pubblicati da Enea dai quali emerge una
tendenza costante del numero di asseverazioni depositate e del
totale di interventi realizzati.
Superbonus 110%: le modifiche normative
Entrando nel dettaglio, da agosto 2020 ad oggi, gli articoli 119
e 121 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio) sono stati
modificati, integrati, corretti e semplificati:
- dal Decreto-Legge 14 agosto
2020, n. 104 (Decreto Agosto) convertito con modificazioni
dalla Legge 13
ottobre 2020, n. 126; - dalla Legge 30 dicembre
2020, n. 178 (Legge di Bilancio 2021); - dal Decreto-Legge 22 marzo 2021, n. 41 (Decreto Sostegni)
convertito con modificazioni dalla Legge 21 maggio
2021, n. 69 (modifiche arrivate dopo la conversione in
legge); - dal Decreto-Legge 6 maggio 2021,
n. 59 convertito con modificazioni dalla Legge 1 luglio
2021, n. 101; - dal Decreto-Legge 31 maggio 2021,
n. 77 (Decreto Semplificazioni-bis o Governance PNRR)
convertito con modificazioni dalla Legge 29
luglio 2021, n. 108; - dal Decreto-Legge 11 novembre
2021, n. 157 (Decreto anti-frode) abrogato dalla Legge di
Bilancio 2022 (in vigore dal 12 novembre al 31 dicembre 2021); - dalla
Legge 30 dicembre 2021, n. 234 (Legge di Bilancio 2022); - dal Decreto-Legge 27 gennaio
2022, n. 4 (Decreto Sostegni-ter) convertito con modificazioni
dalla Legge 28 marzo
2022, n. 25; - dal Decreto-Legge 25 febbraio
2022, n.13 (Decreto Frodi) abrogato dalla Legge di conversione
del Decreto Sostegni-ter; - dal Decreto-Legge 1 marzo 2022, n. 17 (Decreto Bollette)
convertito con modificazioni dalla Legge 27 aprile
2022, n. 34 (modifiche arrivate dopo la conversione in
legge); - dal Decreto-Legge 21 marzo 2022, n. 21 (Decreto energia)
convertito con modificazioni dalla Legge 20 maggio
2022, n. 51 (modifiche arrivate dopo la conversione in
legge); - dal Decreto
Legge 17 maggio 2022, n. 50 (Decreto Aiuti), in attesa di
conversione in legge.
Fanno esattamente 16 interventi normativi a cui occorre
aggiungere il
Decreto Ministero della Transizione Ecologica 14 febbraio 2022, n.
75 che, oltre a definire i costi massimi specifici agevolabili
ai fini dell’asseverazione della congruità delle spese, ha
modificato l’Allegato A, punto 13 del Decreto
Ministero dello Sviluppo economico 6 agosto 2020.
Il blocco della cessione del credito
A gennaio 2022 è, però, accaduto un fatto imprevedibile e che
ancora non ha toccato l’apice della sua gravità. Professionisti e
imprese impegnate nei progetti di superbonus 110% (ma anche tanti
bonus facciate 2021 al 90%), con contratti già stipulati e
fidandosi dello Stato, hanno avviato i lavori applicando lo sconto
in fattura ai loro committenti.
Le 4 modifiche in 5 provvedimenti normativi al meccanismo di
cessione del credito hanno ridotto il plafond disponibile per la
compensazione, con la conseguenza che non si riesce più a trovare
nessuno disponibile ad acquistare i crediti (soprattutto quelli
indiretti frutto dello sconto in fattura).
Mentre per le unifamiliari il problema è più gestibile,
soprattutto perché l’investimento medio è limitato (113.134,52 €
nel mese di maggio 2022) e l’approssimarsi della scadenza ha
ridotto il trend di crescita dei lavori(visionare i dati
Enea), la situazione per i condomini desta più di una
preoccupazione.
La situazione dei condomini
L’orizzonte temporale di accesso al superbonus 110% per i
condomini scade nel 2023, con un decalage dell’aliquota nei due
anni successivi (70% nel 2024, 65% nel 2025). Inoltre il cambio di
aliquota del 2022 per il bonus facciate (da 90% al 60%) ha portato
alla nascita di tanti cantieri a dicembre 2021 che ancora stentano
a chiudersi.
Oggi non sono pochi i condomini con ponteggi montati da mesi e
poche lavorazioni. Il motivo va, chiaramente, ricercato
nell’assenza di lungimiranza del legislatore che, cambiando in
corsa le regole, ha generato la paradossale situazione di imprese e
professionisti ricchi di detrazioni fiscali ma poveri della
liquidità necessaria alla loro sopravvivenza. La conseguenza è che
avendo meno liquidità le imprese hanno dovuto mandare a casa molti
operai (e i cronoprogrammi si sono dilatati) e i fornitori hanno
cominciato a chiedere sempre più garanzie e meno crediti (con la
conseguenza che i materiali non arrivano in cantiere).
La soluzione potrebbe arrivare dopo la conversione del Decreto
Aiuti che dovrebbe dare più certezze anche a chi vorrebbe
acquistare un credito ma, giustamente, ha paura di nuovi terremoti
normativi. Intanto è notizia di ieri che un noto Istituto bancario
che recentemente aveva pubblicato nuove proposte di acquisto dei
crediti, ha cominciato ad inviare comunicazione di aver esaurito il
plafond e di non poter più procedere con l’acquisto dei
crediti.
La situazione è drammatica e affermare che la colpa sia del
Governo vuol dire non comprendere che il potere legislativo è
sempre nelle mani del Parlamento che in questi mesi avrebbe potuto
(dovuto!) intervenire con le leggi di conversione. Interventi che
non ci sono stati e che dividono la colpa tra chi detiene il
potere esecutivo (il Governo) e chi dovrebbe legiferare per il
benessere dei contribuenti (Camera e Senato).
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