

Non accenna a spegnersi l’eco sull’analisi effettuata dal
centro studi di CNA, la Confederazione Nazionale
dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, che ha messo in
evidenza dati preoccupanti nel settore dell’edilizia, a causa del
blocco della cessione dei crediti. Stallo che
probabilmente è frutto del “mostro” creato dal sistema, andato
oltre ogni aspettativa in termini di volumi di richieste e
interventi.
Superbonus 110% e bonus edilizi, le cause del blocco
Nuova occasione per parlarne è stato il dibattito sul
Superbonus 110%
nella trasmissione ‘Sportello Italia’ di Radio 1, durante la
quale Claudio Giovine, direttore della divisione economica e
sociale della CNA, ha ribadito il rischio di possibile
fallimento di ben 33mila imprese artigiane a causa
delle frequenti modifiche normative e del blocco dell’acquisto dei
crediti da parte degli istituti bancari e postali.
“Ci siamo sentiti in dovere di rendere esplicita la
dimensione del dramma che stanno vivendo le migliaia di imprese che
hanno lavorato per realizzare opere e che si sono fatte carico di
anticipare il ‘contributo pubblico’, che va dal 20% al 110%,
applicando lo sconto in fattura”, afferma Giovine.
Sul punto, Giovine ha sottolineato come di fatto, le imprese non
abbiano incassato soldi “contando sulla possibilità, prevista
dalle norme, di recuperare, attraverso una rete di intermediari
finanziari o di altri soggetti, il fatturato non incassato”.
Processo che invece, per una serie di interventi normativi che si
sono susseguiti negli ultimi mesi, si è incagliato.
Giovine (CNA): sottovalutate le adesioni al Superbonus
Spiega Giovine: “Ciò si è verificato, in primo luogo, perché
il volume delle attività svolte ha superato le aspettative che lo
stesso governo e gli intermediari si erano posti. In effetti
il Superbonus ha generato un effetto fortissimo:
siamo passati da una media di 30 miliardi l’anno di lavori edili, a
circa 65 miliardi nel 2021”.
Rimane perrò sempre il problema del mancato incasso, con circa
60mila imprese che faticano a cedere i crediti. Tra queste, quasi
la metà ha dichiarato che, se non riuscisse in tempi brevi a
svuotare il proprio cassetto fiscale, rischierebbe di chiudere. Non
rimane quindi che ribadire la gravità della situazione:
“In altre parole, sono a rischio fallimento più di 33mila
imprese e più di 150mila lavoratori”, ha concluso Giovine.
Source: lavoripubblici.it
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