A pochi giorni dalla scadenza del termine, prorogato al 31 marzo 2021, per l’invio delle comunicazioni sulle spese del 2020, scoppia il caos sulla cessione del credito di imposta e sull’opzione dello sconto in fattura legate all’Ecobonus al 110% e in generale alle detrazioni concesse per le ristrutturazioni edilizie. Al centro della bufera, questa volta, ci sono le piattaforme delle società di consulenza, da Deloitte e Pwc passando per Ey, verso le quali molto spesso le banche e gli intermediari che acquistano il credito fiscale reindirizzano i clienti per potere effettivamente beneficiare dell’incentivo.
Un elemento che aggiunge ulteriore confusione in un settore, quello degli incentivi fiscali alle ristrutturazioni, dove i passaggi richiesti sono già numerosi e complicati e il livello di burocrazia è molto elevato. In questo contesto, non stupisce che, proprio mentre si discute sulla possibilità di prorogare l’incentivo del Superbonus al 110% per tutto il 2023, il neo ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, nel corso dell’audizione sul Recovery plan nelle commissioni Bilancio e Politiche Ue del Senato abbia sottolineato che la misura “necessita di una sburocratizzazione, indipendentemente dall’allungamento. Se non lo semplifichiamo diventa più complesso, se si riuscisse a dare una mano alle piccole e medie imprese sarebbe un atto di grande civiltà”.

Tornando alle piattaforme, nei giorni scorsi è intervenuto sulla questione il presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, Massimo Miani, che, sulle attività e sulle pratiche in via di svolgimento nell’ambito delle misure tese a favorire gli interventi di efficientamento energetico e di miglioramento sismico, a cominciare dal cosiddetto Superbonus 110%, ha tenuto a puntualizzare: “Già con il documento di ricerca del 26 novembre 2020 abbiamo fornito ai nostri iscritti un quadro d’insieme dei controlli che devono essere effettuati ai fini dell’apposizione del visto di conformità sull’apposita comunicazione da inoltrare all’Agenzia delle Entrate per attestare la sussistenza dei presupposti che danno diritto alla detrazione d’imposta, nei casi di opzione per la cessione del credito d’imposta o per lo sconto in fattura. Il tutto completato da apposite check list che descrivono nel dettaglio le attività da effettuare a tal fine.
In questo contesto – ha proseguito Miani – è evidente che le banche che offrono servizi di acquisto del credito di imposta, ovvero di prefinanziamento dei relativi lavori, non possono porre limitazioni ulteriori rispetto a quelle previste dalla legge in merito alla libera scelta da parte del cliente del soggetto che andrà ad apporre il visto di conformità. In particolare, le convenzioni sottoscritte da alcune banche nazionali per l’affidamento del servizio in parola a singole società di revisione non possono che avere una valenza facoltativa per il cliente, anche in considerazione delle tematiche di abuso di posizione dominante e violazione della concorrenza”.

In altri termini, le banche, precisa il Consiglio dei commercialisti, non possono imporre una piattaforma precisa. Secondo le segnalazioni arrivate a Business Insider, Intesa Sanpaolo tende ad appoggiarsi al servizio offerto da Deloitte, che tra le altre cose invitava – occorre parlare al passato – gli utenti a caricare tutta la documentazione “entro e non oltre il 12 febbraio 2021 affinché si possa procedere a una ordinata e regolare lavorazione delle pratiche nei termini previsti”. Contattata da Business Insider, una portavoce della società ha precisato che, a chi ha deciso di inviare le pratiche tramite Deloitte, è stato indicato il termine di metà febbraio per potere meglio organizzare il lavoro, ma resta comunque in piedi l’opzione di avvalersi di un professionista a propria scelta per utilizzare il servizio senza alcuna pressione temporale.
La sensazione è che comunque tra esperti e addetti ai lavori sia diffusa una certa confusione sull’utilizzo delle piattaforme, tra l’altro confermata dalle parole del presidente del Consiglio dei commercialisti, Miani.

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Nel frattempo, nella bozza di Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) arricchita delle note tecniche inviate l’11 marzo dal ministero dell’Economia, si legge che, “con riferimento all’estensione del Superbonus 110%, si indica come orizzonte temporale per la proroga dell’incentivo l’intero anno 2023”. Si attende la misura di proroga definitiva.