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Superbonus 110% fino al 2023: quali interventi e quanto costano – Immobiliare.it News

Il Superbonus al 110% è stato prorogato e ancora per diversi anni sarà il traino principale per il settore. Come anticipato in questo articolo, fino al 31 dicembre 2023 sarà in vigore l’aliquota al 110% per i condomini, che coprono la gran parte della richiesta, poi questa andrà a scalare.

Corsa contro il tempo

Entro il 9 febbraio 2022, il Ministero per la transizione Ecologica dovrebbe anche pubblicare un decreto con i massimali di prezzo per alcuni tipi di intervento, oltre a definire alcuni limiti sull’applicazione e cessione dei bonus.

Una misura decisa dal Governo per cercare di calmierare il mercato, dal momento che l’avvento del Superbonus, come era prevedibile, ha fatto lievitare qualche volta in modo spropositato i costi dei materiali, delle opere, della manodopera.

Ed è una misura che farà discutere, perché occorre capire se questo “tetto” di spesa si applicherà solo alle future delibere, o anche ai lavori già pianificati ma ancora non eseguiti. Intanto, è arrivato anche il cosiddetto decreto “anti-frodi”, abrogato dopo la sua emanazione e riproposto in legge di bilancio, sempre relativo alla congruità delle spese, alle modalità di cessione dei crediti e ai controlli, che vale per tutti i principali interventi in detrazione.

Ad ogni modo, fino al termine del 2023 resta valida la maxi agevolazione del 110%. Tra amministratori e assemblee di condominio è una corsa contro il tempo per fare approvare gli studi preliminari di fattibilità, deliberare gli interventi e addirittura appaltare i lavori. Sembra ancora presto, ma in realtà occorre pianificare tanti passaggi per essere certi di realizzare le opere ed è nutrita la lista d’attesa dei fornitori e delle aziende cui appaltare i lavori, molti dei quali già saturi in relazione alla loro capacità.

Un solo intervento oppure un mix

Tra i requisiti richiesti dalla normativa ecobonus, per essere ammessi allo sgravio, c’è il famoso “salto” di due classi energetiche da ottenere come risultato finale dei lavori. Quali sono le azioni da mettere in campo? E quanto costano in media?

I lavori “possibili”, infatti, sono numerosi. E possono consistere in una sola grande opera, per esempio rifare l’involucro, quindi il cappotto termico alle pareti e il tetto. Oppure in un mix di interventi che vanno dagli infissi, alla sostituzione della fonte di calore, per esempio le pompe di calore al posto della caldaia. O anche tutti questi insieme.

In primo luogo, va ricordato che il salto di classe si calcola su un Ape (attestato di prestazione energetica) convenzionale, cioè relativo all’intero fabbricato, non della singola unità immobiliare. Il salto di due classi dipende molto da due variabili. La prima è la zona climatica: i Comuni con un clima più caldo/temperato sono in zona A, B o C, quelli più freddi in E ed F. Secondo parametro, la vetustà dell’immobile e di conseguenza la classe energetica di partenza: più questa è scarsa, più sarà facile ottenere la migliorìa e il conseguente “salto”.

Caldaia e pompa di calore

“Sia nelle zone più calde, sia in quelle fredde, ci sono ottime probabilità di ottenere il salto se  l’intervento di isolamento termico si accompagna alla sostituzione della caldaia a gas, a favore delle pompe di calore, come fonte di riscaldamento/raffrescamento” spiega Davide Guida di Gabetti LAB, Coordinatore progetto “ecosisma bonus”.

“Nella normativa, infatti, ai fini energetici, le pompe di calore sono equiparate a una fonte rinnovabile. È ancora meglio un sistema ibrido, in cui la pompa e una caldaia lavorino insieme per un maggiore comfort. È importante ovviamente che le unità esterne delle pompe di calore siano posizionate correttamente, sui tetti o in altri spazi, con una attenzione alla classe legata alla rumorosità, cosi da rispettare le norme delle zone acustiche del Comune e il comfort degli abitanti” aggiunge l’esperto.

Il costo? In media, una pompa di calore da 10 Kw (ideale per un appartamento da 100 mq) può valere 7.000 euro tra fornitura e posa, cui vanno aggiunti i costi per gli split interni (circa 500 euro l’uno) e le distribuzioni interne. In un condominio di poche unità abitative si possono mettere 3 o 4 unità da 10 Kwh che lavorano in linea, oppure unità più grandi da 25 Kwh, a seconda dello spazio e della logistica del condominio.

Il cappotto termico

L’altro intervento “principe” del Superbonus è il cappotto termico, che aumenta l’inerzia termica dell’edificio e aiuta a mantenere il calore interno degli appartamenti. Nelle zone molto fredde (zone F), lavorare solo sull’involucro e sugli infissi può essere sufficiente per il “salto”. Questo avviene specialmente per edifici con alta dispersione, che partono da un Ape bassa (G) e con una normale caldaia, ipotizzando che non vi siano pompe di calore anche per le basse temperature esterne.

Stando ai prezziari oggi in uso, per un cappotto di 12 cm di spessore si possono spendere 120 euro/mq, compresa rasatura e finitura (sistema cappotto certificato). “Attenzione, però, perché se i muri necessitano di risanamento e preparazione del sottofondo, al di là del semplice cappotto, questi possono incidere anche per il 30-40% in più sui costi complessivi” spiega Davide Guida.

Il fotovoltaico

Altro intervento tra quelli definiti “trainati” dalla normativa è l’installazione del fotovoltaico. Questo, per legge, è soggetto a un costo massimale di 2.400 euro per Kw installato. Dunque il costo totale, per la casa singola o il condominio, dipende dal fabbisogno energetico (che è la classe energetica iniziale dell’edificio) e dalla corretta combinazione degli interventi previsti per il doppio salto di classe.

Il fotovoltaico si può corredare di sistema di accumulo, che consente di immagazzinare energia per utilizzarla in autoconsumo la sera, quando mediamente nelle case aumenta la richiesta.

“Il superbonus resta uno strumento eccellente che va correttamente sfruttato per migliorare il comfort, valorizzare l’immobile e generare un importante risparmio energetico” conclude l’esperto. “Ad oggi, nella media degli interventi effettuati, abbiamo registrato un dimezzamento dimezzamento dei consumi energetici degli edifici riqualificati e un triplo salto di classe energetica”.

di Adriano Lovera

Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.

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