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Superbonus 110%, il commercialista: «Il nuovo decreto ha mandato nel panico famiglie e aziende» – Corriere Bergamo – Corriere della Sera

Superbonus, Sismabonus, Ecobonus. Le ultime modifiche di legge per contrastare le truffe sulle agevolazioni edilizie rischiano di mandare in tilt il sistema, tanto che il Governo si appresta a varare un nuovo decreto sollecitato da più fronti (solo in Consiglio regionale, martedì, sono state votate due mozioni all’unanimità). Roberto Mazzoleni, consigliere dell’Ordine dei commercialisti, con il suo studio a Zogno gestisce un centinaio di pratiche sul 2021 legate al Superbonus del 110%. Lo affianca il collega Davide Locatelli. Il loro punto di vista è doppio: sulle aziende che fanno sconto in fattura e sui contribuenti che beneficiano dei sostegni

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Il limite a un’unica cessione del credito fiscale, introdotto col decreto Sostegni ter il 27 gennaio, che rischi ha?


«Quello che già sta scatenando si chiama panico, soprattutto da parte di chi è nel momento clou di andare a monetizzare il credito maturato e non trova compratori, perché ci si è rivolti a soggetti come le Poste, con i quali non si potevano intrattenere rapporti precontrattuali».
Che vantaggi ha o aveva rivolgersi alle Poste?

«Eseguendo solo controlli su fatture e bonifici, garantivano tempi più celeri. Con i portali a cui si affidano le banche (società che verificano la documentazione tecnica e autorizzano l’operazione, ndr) ci vogliono almeno tre mesi da quando incardini un’operazione a quando la si chiude».
Sempre che non ci sia un finanziamento da chiedere.

«Se il cliente ha bisogno di un cosiddetto prestito ponte, vuole dire dilatare i tempi di almeno uno o due mesi».
E quando i lavori iniziano?
«A ogni stato di avanzamento lavori si tratta di caricare nuovamente i documenti che la banca richiede. Tra questi ci sono le asseverazioni dei tecnici, che possono esserci solo quando una parte dell’opera è terminata, quindi c’è il tempo del tecnico, di chi mette il visto di conformità e del portale che deve dare l’ok e liquidare la somma».
I nuovi limiti mettono in difficoltà anche le aziende che fanno sconto in fattura?
«Alcune possono rischiare di fallire, perché da un punto di vista finanziario non riescono a recuperare la liquidità di cui hanno bisogno».
Tante aziende applicano lo sconto in fattura?

«Sì. Il mercato dei serramenti, ad esempio, vive sullo sconto in fattura».
Ci raccontate un caso?
«Stiamo gestendo un cliente che è geometra, dunque che conosce le norme. Ha fatto l’operazione con il Supersisma bonus, che è più semplice del Superbonus. Si rivolge alle Poste per 160 mila euro di credito su lavori già pagati. Arriva il primo step e le Poste cambiano rotta e decidono di acquisire al massimo 100 mila euro di credito all’anno. Per 60 mila euro, perciò, era fuori. Poi però gli danno la possibilità di istruire una richiesta per un ulteriore plafond di 50 mila euro. Il cliente la presenta a fine 2021 e gli viene risposto che servono 40 giorni lavorativi per valutare. Ad oggi non ha avuto risposta, perché i 40 giorni scadono fra 10, e si ritrova con il portale totalmente fermo. Non sa né se gli daranno i 150 mila euro di plafond né se lo acquisteranno. Ora stiamo imbastendo almeno una pratica a latere con un istituto bancario, ma con le scadenze rischia di avere coperti solo i 4/5 del credito».

Ci sono banche più affidabili di altre?
«Il tema non è tanto la banca, ma la piattaforma a cui si appoggia. Apro e chiudo parentesi: sfiderei chiunque di quelli che dicono al contribuente “entra sulla piattaforma” a saperlo fare. Fatico io che sono del mestiere…».
Che differenza c’è tra una piattaforma e l’altra?

«Le tempistiche. L’input migliore dai clienti l’ho avuto su Ernst&Young di FinecoBank, che ha tempi celeri e il valore di acquisto più alto sul mercato fino a due mesi fa. Anche la piattaforma di Bper ha tempi abbastanza rapidi. Deloitte di Intesa Sanpaolo ha tempi lunghi».
Che tipologia di cantiere sta procedendo per lo più?

«Gli affari conclusi finora sono quelli delle famiglie, perché interessano realtà unifamiliari o bifamiliari o unità abitative indipendenti all’interno di contesti plurifamiliari. I condomini stavano arrivando adesso. Questo perché richiede tempo mettere d’accordo tanti condomini e anche perché l’approvvigionamento dei materiali per una unifamiliare è un’altra cosa».
Consigli a chi medita di avventurarsi?
«Dipende. Per i condomini l’orizzonte temporale è il 2023, ci sono due anni. Per le unifamiliari è la fine di quest’anno con una prima scadenza a giugno sul 30% dei lavori: o sei ai nastri di partenza o non mi lancerei, perché il rischio che si possa sforare la scadenza è troppo alto».
Quanto resta a carico del contribuente?
«Bisogna mettere in conto tra il 10 e il 20% del totale».
Cosa auspicate da Roma?
«Che sia modificato il decreto Sostegni ter, perché così com’è rischia di fare danno sia alle famiglie sia alle imprese, che la modifica distingua tra operazioni avviate e da avviare e poi certezza che rimangano queste regole. Non possono bloccare l’intero sistema, perché si sono resi conto ora che ci sono 4 miliardi di crediti fasulli (è la stima del Governo, ndr). Vuole dire mettere a rischio non solo il lato economico, ma anche la salute. Vediamo clienti spaventati».

14 febbraio 2022 (modifica il 14 febbraio 2022 | 01:09)

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