Per capire il successo del Superbonus 110% per gli interventi edilizi basta guardarsi in giro. Difficile trovare un quartiere o una zona della città (e lo stesso vale in provincia) senza muratori al lavoro. C’è chi sta rifacendo la facciata di casa, chi il cappotto del condominio o gli impianti: tutti sono attirati dall’aliquota di detrazione delle spese sostenute che è stata elevata al 110%. Di conseguenza, gli uffici dei Comuni vengono presi d’assalto per fare le pratiche. Finendo sotto pressione.
A Bergamo, per esempio, all’Edilizia privata in questi giorni è stato assunto (a tempo indeterminato) un nuovo tecnico perché la mole di lavoro è cresciuta tantissimo. Quando un privato deve fare un intervento su una sua proprietà, deve presentare un’istanza al Comune. «Già dall’anno scorso, nonostante il Covid, ci eravamo accorti che stavano aumentando i volumi per queste pratiche. C’erano già i bonus per le ristrutturazioni — spiega Giovanna Doneda, responsabile del servizio Edilizia privata di Palazzo Frizzoni —. Con il 110%, il volume delle pratiche è esploso». Nei dodici mesi del 2019, sono state fatte 2.112 pratiche all’Edilizia privata di Bergamo. L’anno dopo, 2.004. Nei primi otto mesi del 2021, si è già arrivati a 2.288 pratiche. «Sono numeri — dice l’assessore all’Edilizia privata, Francesco Valesini — che dimostrano il successo del bonus 110%. C’è stata una ricaduta importante sui nostri uffici, che però sono ben organizzati e riescono a dare una risposta adeguata ai cittadini». All’Edilizia privata lavorano sei tecnici (escluso quello appena arrivato): cinque più la responsabile. «Solitamente — spiega Giovanna Doneda —, io mi occupo dell’istruttoria delle istanze più complesse, dell’organizzazione e del costante aggiornamento dei tecnici. Ma con questa mole di lavoro, mi sono messa anch’io a istruire le pratiche, anche le più semplici, perché siamo oberati di lavoro. Per fortuna, ho un ufficio in cui nessuno si risparmia. C’è chi riaccende il computer per fare ancora qualcosa in smart working, dopo aver timbrato ed essere uscito dall’ufficio. Devo ringraziarli, i miei tecnici, è grazie a loro se ce la facciamo sempre».
Il tema del 110% è legato a quello delle sanatorie che, nei primi otto mesi del 2021, a Bergamo, sono state 566. In ciascuno dei due anni precedenti, erano un terzo rispetto a questa cifra. «Per chiedere il bonus — spiega Doneda —, lo stato di fatto realizzato ad oggi dev’essere conforme ai titoli abilitativi presenti in Comune. È il professionista incaricato dall’utente che chiede l’accesso agli atti e la copia delle concessioni presenti su quell’immobile per confrontare i disegni depositati con lo stato di fatto. Se i disegni non tornano, c’è qualcosa da sanare». In città, spiega la responsabile dell’Edilizia privata, non si sono riscontrati abusi epocali. Qualche finestra spostata, rispetto ai disegni oppure edifici traslati di 40 o 50 centimetri o ancora piccole varianti fatte in corso d’opera senza informare il Comune. «Non abbiamo trovato edifici completamente abusivi — spiega Doneda —. Spesso succede che disegni fatti a mano molto tempo fa, per esempio negli anni Settanta, non siano così precisi come quelli di oggi, realizzati a computer. Quando siamo di fronte a un abuso, lo inquadriamo nella normativa e, insieme al professionista incaricato dal privato, calcoliamo la sanzione». Piccoli abusi su opere interne comportano sanzioni di circa mille euro. Poi ci sono i grossi abusi: per questi, se non si trova la conformità, scatta l’obbligo di rimozione. «La normativa dice anche che se si dimostra che rimuovere quell’abuso pregiudicherebbe la legittimità dell’edificio, cioè si pregiudica anche la parte restante dell’edificio in termini strutturali, allora si paga una sanzione che si chiama fiscalizzazione e si tiene l’abuso. Fino al 2019 — dice Doneda — ne avrò visti cinque in 15 anni, mentre negli ultimi due anni ne ho visti una decina, ma non sono tantissimi. In questi casi si può anche arrivare a sanzioni di 50 o 100 mila euro, soldi che vanno al Comune». Ogni abuso ha bisogno di tempo per essere sanato. Ci sono passaggi che dovrebbero essere fatti, secondo la normativa, entro un mese, ma non sempre gli uffici riescono a rispettare la scadenza. «Di solito — spiega Doneda — riusciamo a evadere le pratiche nel giro di un paio di mesi, sempre perché siamo a scartamento ridotto».
C’è poi il capitolo delle autorizzazioni paesaggistiche. In Città Alta e nei borghi storici, gli edifici sono sottoposti a tutela paesaggistica. «Pensiamo a Città Alta — dice Doneda —. Prima di presentare il titolo abilitativo per realizzare un intervento esterno, alle facciate per esempio, l’utente deve presentare l’autorizzazione paesaggistica, che non abilita a fare l’opera, ma è una valutazione ambientale». Tra gennaio e agosto 2021, sono state presentate in città 150 autorizzazioni paesaggistiche per le facciate. Nei dodici mesi del 2019 e nei successivi dodici del 2020, erano state circa 110 all’anno. «E in questo caso — spiega la responsabile dell’Edilizia privata — i tempi non sono strettissimi. Il procedimento di autorizzazione paesaggistica viene seguito dal Comune, ma richiede necessariamente l’acquisizione di un parere alla Soprintendenza: si attende due, tre, quattro o cinque mesi. A volte serve pazienza. Sempre, poi, ci vuole buon senso: noi ce lo mettiamo quando ci sono situazioni da “aggiustare”, ovviamente nella piena legittimità della normativa».
21 settembre 2021 | 08:21
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Source: bergamo.corriere.it
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