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Superbonus 110%: la politica decida il futuro della detrazione – Lavori Pubblici

Guardando semplicemente i dati, non vi è alcun dubbio che
l’uragano superbonus 110% abbia travolto (positivamente) l’economia
del settore delle costruzioni. Un gigante che finalmente si è
potuto risvegliare da un torpore che lo ha accompagnato per oltre
un decennio.

Superbonus 110%: niente sarà più come prima

Anche se lo strumento delle detrazioni fiscali in edilizia è
sempre esistito, non è mai stato proposto con un’aliquota così
vantaggiosa e con la potenza dirompente delle opzioni alternative
(sconto in fattura e cessione del credito), vero motore di questo
successo.

Da maggio 2020 in poi, tutto è cambiato.
Prima, come se stesse prendendo la rincorsa, c’è stato un momento
(durato ben 139 giorni) di completo blocco dei cantieri, dovuto al
completamento del quadro normativo.
Poi si è passati allo studio, all’assimilazione e ai corretti
migliorativi della norma.
Adesso siamo arrivati ad una fase in cui alcune scelte del Governo
mettono davanti a seri dubbi, non solo il futuro di questa
detrazione, ma soprattutto per il loro presente.

Dalle semplificazioni alle misure antifrode

Analizzando i ben 12 correttivi al Decreto Rilancio (12 in 20
mesi, praticamente uno ogni mese e mezzo circa), è possibile notare
una netta linea di confine tra una primo superbonus, caratterizzato
dal completamento della norma, seguito da correttivi e proroghe e
un secondo, in cui sembrerebbe che l’intento sia solo quello di
bloccare questa detrazione.

Benché lo Stato abbia a disposizione tutti gli strumenti per
controllare efficacemente questo strumento fiscale, dopo le
semplificazioni arrivate dal D.L. n. 77/2021 (Decreto
Semplificazioni-bis), l’Agenzia delle Entrate, la Guardia di
Finanza e, quindi, il Governo hanno rilevato che alcuni dei
fruitori del bonus 110% stavano frodando lo Stato. Non si conoscono
esattamente i numeri di queste possibili frodi, ma solo le
successive conseguenze.

Da qui, le misure antifrode inserite nel D.L. n. 157/2021
(Decreto antifrode) e nella Legge n. 234/2021 (Legge di Bilancio);
a seguire, le nuove limitazioni alla cessione del credito previste
dal D.L. n. 4/2022 (Decreto Sostegni-ter).

Se volessimo sintetizzare in qualche modo la piccola rivoluzione
(o involuzione?) che queste ultime norme hanno determinato,
sostanzialmente lo Stato ha prima inserito delle misure che
consentissero un maggiore controllo sulle detrazioni fiscali e poi,
non soddisfatto, ha deciso di eliminare il mercato delle
agevolazioni fiscali che era stato generato dal meccanismo di
cessione del credito.

È indubbio che la cessione del credito “infinita” avesse
inserito nel mercato nuove figure. Un bel business bloccato con la
limitazione delle cessioni a una sola che ridurrà il numero di
soggetti in grado di poter acquistare detrazioni.

Misure che mettono in cresi soprattutto alla luce di tutti gli
adempimenti e le misure coinvolte nel processo superbonus 110%. Tra
questi:

  • il titolo edilizio per il controllo del territorio da parte
    dello Sportello Unico Edilizia;
  • le asseverazioni dei tecnici abilitati per il rispetto dei
    requisiti minimi e la congruità dei costi;
  • il visto di conformità rilasciato da un CAF o un professionista
    abilitato come prima conferma della correttezza della
    documentazione;
  • gli enti bilaterali per il controllo dei lavoratori in
    cantiere;
  • il durc per la regolarità contributiva;
  • gli ordini professionali e i consigli di disciplina per il
    controllo dei professionisti;
  • la piattaforma dell’Enea per l’invio della documentazione
    relativa agli interventi di risparmio energetico;
  • la piattaforma di cessione del credito dell’Agenzia delle
    Entrate.

Si tratta di adempimenti e misure che dovrebbero portare lo
Stato ad avere pieno controllo sulla veridicità della detrazioni
fiscale che a quel punto diventerebbe una vera e propria valuta
digitale (una criptovaluta) da scambiare. Ed è proprio questo che
probabilmente non piace.

Il rispetto del lavoro

Pur avendo seguito da vicino questa materia dagli albori, non ho
mai voluto mettere in discussione la norma in sé, limitandomi
unicamente a trovare criticità e possibili soluzioni. Le ultime
vicende, però, impongono una riflessione sull’operato di un Governo
distante dai voleri di un Parlamento particolarmente attento al
giudizio popolare piuttosto che alla bontà di una misura.

Bloccare il Superbonus 110% è certamente una scelta impopolare
che necessiterebbe di motivazioni dettagliate. Si parla sempre di
quanto questa misura costi alle casse dello Stato, come si parla
anche degli effetti positivi in termini occupazionali e di
riqualificazione degli immobili italiani.

Un effetto positivo di cui non si parla mai, sono i numeri sulle
sanatorie edilizie richieste prima dell’accesso al superbonus 110%.
È evidente che, pur non essendo necessaria la dichiarazione sullo
stato legittimo dell’immobile per la presentazione della CILAS,
ormai sono in molti ad aver chiaro che prima di avviare un
intervento che beneficia di detrazioni è sempre meglio avere tutto
in regola. E a ogni sanatoria, i Comuni hanno incassato dei denari
che sarebbe interessante quantificare.

Bloccare il Superbonus 110% potrebbe anche essere una scelta
corretta di un Governo lungimirante. Ma lasciare nel limbo
professionisti, imprese e contribuenti, con norme che cambiano di
continuo, sempre più stringenti e che coinvolgono ogni volta lavori
e progetti già avviati, significa non avere rispetto del lavoro. Il
Governo deve rendersi conto che dietro una modifica normativa ci
sono tanti soggetti che ogni giorno studiano, progettano, eseguono
ed in generale lavorano per produrre un reddito che li sostenga. Se
non si comprende questo allora forse siamo un Paese destinato al
reddito di cittadinanza.

Intanto il 7 febbraio 2022 si avvicina e gli effetti cominciamo
già a percepirli.

Source: lavoripubblici.it

Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.

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