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Superbonus 110%, l’agevolazione resiliente – Lavori Pubblici

Nonostante le restrizioni normative e i cambi in corsa sulla
cessione del credito, il ricorso al Superbonus
110%
non accenna a rallentare. Come emerge dall’analisi
del Centro Studi del Consiglio Nazionale
degli Ingnegneri
, solo a maggio 2022 la spesa imputabile
all’agevolazione fiscale è stata pari a 3,2 miliardi di
euro
, una cifra poco al di sotto di quanto registrato ad
aprile scorso e comunque su livelli elevati.

Superbonus 110%, l’analisi del Centro Studi CNI

Come rilevato dal CNI, la parte più consistente degli
investimenti attivati fino ad oggi, riguarda i condomìni: quasi il
50% degli oltre 30 miliardi di lavori avviati a metà
2020
riguardano questo tipo di strutture, mettendo così in
dubbio l’ipotesi, avanzata da alcune parti, che i Superbonus 110%
vengano usati per lo più per le cosiddette villette e in
particolare per le seconde case in luoghi di villeggiatura.

Sul punto, il Centro Sudi ha sottolineato che con “villetta” si
intende impropriamente l’edificio unifamiliare,
che corrisponde a una tipologia di immobile ampiamente presente in
tutti i centri abitati del territorio italiano e utilizzata come
prima casa. Fino a oggi, gli edifici unifamiliari hanno assorbito
il 33,8% degli investimenti attivati, mentre il
restante 17,3% riguarda le unità locali funzionalmente
indipendenti.

Quasi due anni di crescita esponenziale

Dall’istituzione nel luglio 2020 dei Superbonus 110%
fino ad oggi la spesa complessiva è stata di 30,6
miliardi,
per una spesa complessiva a carico dello Stato
pari a 33,7 miliardi di euro. Il 70% della spesa finora
contabilizzata fa riferimento a lavori ormai conclusi. Gli impegni
di spesa raggiunti a maggio 2022 sono tra i più elevati mai
registrati, di poco inferiori a quanto registrato ad aprile scorso
e sotto la cifra record di oltre 4 miliardi registrati a dicembre
2021.

Nel 2022, gli investimenti per il Superecobonus
110% hanno superato finora i 14 miliardi di euro,
a fronte dei 3 miliardi che si registravano a maggio dello scorso
anno. Lo studio rileva quindi uno scenario in forte e continuo
cambiamento, con una spesa che accelera a ritmi estremamente
consistenti, nonostante il sovrapporsi continuo di norme che
rendono sempre più complesso accedere a tali interventi.

Il futuro del Superbonus

Sulla base dei dati rilevati, secondo il Centro Studi sembra
giunto il momento di ridefinire il quadro complessivo in cui si
collocano i Superbonus 110%, guardando anche agli obiettivi
dell’Unione Europea, che intende dare seguito alla proposta di
Direttiva 2021/0426 su “La prestazione energetica
nell’edilizia
”. Tramite essa, la UE intende attivare un
piano di sostanziale efficientamento energetico di
tutto il costruito in un’ottica di risparmio energetico e di
riduzione di emissioni nocive. Il Superbonus si pone proprio in
questa prospettiva ineludibile per il nostro Paese come per il
resto dei membri dell’Unione Europea.

Diventa quindi più che mai necessario un intervento da parte
delle forze politiche che guardi il Superbonus in una prospettiva a
lungo termine, semplificando la normativa ed
eliminando meccanismi che possono generare alcune distorsioni nelle
dinamiche sulla domanda e offerta di interventi di
riqualificazione degli edifici
.

Infine per poter valutare più approfonditamente l’impatto ad
oggi generato dalla spesa per Superbonus, secondo il CNI sarebbe
utile, anzi indispensabile, disporre di dati più dettagliati e più
facilmente accessibili, a cominciare dall’ammontare dei
volumi
su cui si è intervenuti con opere di risanamento
incentivato con bonus fiscali, fino ad un maggiore
dettaglio delle spese anche per il Supersismabonus
110%, di cui si sa molto poco. Solo attraverso un’analisi
approfondita di dati sarà possibile infatti avviare una riflessione
sull’efficacia di tali strumenti e sui percorsi futuri da
intraprendere per il risanamento energetico degli edifici in
Italia.

Source: lavoripubblici.it

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