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Superbonus 110%, lavori bloccati e cessione credito: cosa cambia con la caduta del governo Draghi – ilmessaggero.it

Superbonus 110%, lavori bloccati e cessione credito: cosa cambia con la caduta del governo Draghi - ilmessaggero.it

E’ stata una delle misure che ha tenuto il governo Draghi sulla graticola per molto tempo e poi ha contribuito alla sua caduta: il superbonus al 100% per l’efficientamento energetico e per i lavori antisismici. Una misura controversa che se da una parte ha sicuramente aiutato il sistema economico a riprendersi dal crollo dovuto alla pandemia da Covid, dall’altra è stata foriera di truffe miliardarie ai danni dello Stato (finora accertate 4,4 miliardi di euro). Fin quando tutto si è inceppato sul meccanismo della cessione del credito, gettando letteralmente nel panico migliaia e migliaia di aziende che avevano a loro volta accettato di applicare al committente lo “sconto in fattura” contando sulla successiva cessione del credito al sistema bancario.

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Superbonus 110% dopo la caduta del governo

Su questo meccanismo il governo Draghi è intervenuto più volte stringendo le maglie. E poi riallargandole leggermente. Interventi che non sono riusciti a sbloccare il sistema. Il premier Draghi, nell’ultimo intervento in Senato prima di salire al Colle per rassegnare definitivamente le dimissioni, aveva puntato il dito contro chi («lui, lei, loro») ha disegnato i meccanismi di cessione «senza discrimine o discernimento». «Sono loro i colpevoli di questa situazione per cui migliaia di imprese stanno aspettando i crediti» aveva detto. Aggiungendo: «Ora bisogna riparare al malfatto e tirare fuori dai guai quelle migliaia di imprese».

Può un governo dimissionario in carica solo per «gli affari correnti» procedere in questo senso? Secondo molti sì, visto che la situazione è davvero urgente e rischia di diventare drammatica per aziende e proprietari di immobili che hanno avviato i lavori contando sulle agevolazioni del superbonus. Per ora però non si registrano ulteriori novità.

I CREDITI IN ATTESA

Secondo i dati del Mef, superano i 5 miliardi i crediti legati al superbonus e agli altri bonus edilizi ceduti e ancora in attesa di accettazione da parte dei cessionari. Poco più di 4 miliardi riguardano la prima cessione o sconto di cui a sua volta quasi la metà sono relativi all‘intervallo di tempo da 31 a 60 giorni. Nel dettaglio, per quanto riguarda il superbonus, i crediti di imposta ceduti dai contribuenti e in attesa di accettazione dopo 30 giorni ammontano a 3,7 miliardi. Per gli altri bonus edilizi l‘importo ammonta a quasi 1,5 miliardi, di cui 1,15 miliardi relativi alla prima cessione o sconto. Secondo la Filiera delle Costruzioni di Ance si tratta però di valori sottostimati.

IL DECRETO AIUTI

Alla fine il decreto Aiuti, nonostante le fibrillazioni, è stato approvato ed è diventato legge. Nel provvedimento c’è anche la norma che consente un quarto passaggio per le cessione dei crediti da parte delle banche che potranno girare i crediti in eccesso anche alle partite Iva.

DATA SPARTIACQUE

Le novità del decreto Aiuti sul superbonus entrano in vigore per le cessioni per le quali la prima comunicazione dell‘opzione è stata fatta a partire dal primo maggio, che di fatto è una data “spartiacque” per le nuove regole: se la data è antecedente si applicano le vecchie indicazioni che vietano le cessioni parziali successive alla prima.

CESSIONE PARZIALE

A partire dai crediti maturati dal primo maggio scorso sarà possibile cedere anche solo un’annualità del credito e non l’intero importo. Questa novità consentirà alle banche che hanno raggiunto il plafond massimo di capienza fiscale per il 2022 di riattivare alcune procedure bloccate. Infatti l’opzione del frazionamento almeno per annualità rende più facile per le banche smaltire i crediti di cui si sono fatte carico e quindi in prospettiva permette loro di accettarne di nuovi.

LE GIRATE

Le banche e gli intermediari possono compensare con le detrazioni fiscali il credito acquistato dai clienti (privati o aziende) oppure a loro volta cederlo in tutto o in parte: fino a due volte all’interno del sistema bancario o di intermediazione finanziaria, per una volta in favore di privati considerati «professionali» dal Testo unico della Finanza, cioè soggetti in grado di comprendere l‘impegno preso e che potranno beneficiare del bonus. In totale quindi, partendo dal primo cessionario, sono 4 le “girate” possibili.

PLATEA  CESSIONI ALLARGATA

La quarta cessione potrà essere effettuata dalle banche a qualsiasi partita Iva diversa dal consumatore finale, quindi a chiunque eserciti attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale. La norma ha effetto retroattivo, con l’obiettivo di sbloccare i vecchi crediti rimasti incagliati e liberare capienza fiscale presso le banche.

IMPRESE CERTIFICATE

Se il valore dei lavori (pensiamo ad un condominio) supera 516.000 euro, dal primo gennaio 2023 ci sarà l’obbligo di rivolgersi ad un’impresa in possesso della certificazione Soa (Società organismi di attestazione). Anche questa norma è stata introdotta recentemente e serve per limitare il proliferarsi di imprese “last minute”, senza la necessaria esperienza, nate negli ultimi tempi soltanto per fruire delle agevolazioni del superbonus. Nulla cambia per i lavori di importo complessivo inferiori alla soglia dei 516.000 euro.

LE SCADENZE

Nel decreto Aiuti non sono previste proroghe. Quindi, a meno di improbabili novità, le scadenze restano quelle già fissate: i lavori legati al superbonus effettuati nelle villette e nelle case indipendenti entro il 30 settembre di quest’anno devono essere arrivati almeno al 30% (con relativi bonifici effettuati) del progetto e delle opere previste. A raggiungimento del 30% contribuiscono anche le spese eventualmente effettuate nel 2021. Entro il 31 dicembre 2022 poi i lavori devono essere finiti. Un anno in più per i condomini, che infatti possono usufruire del superbonus al 110% per lavori le cui spese sono completamente pagate entro il 31 dicembre 2023.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Source: ilmessaggero.it

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