“Voi sapete cosa ho sempre pensato, il problema non è il
superbonus ma il meccanismo di cessione. Chi ha disegnato quel
meccanismo senza discrimine e senza discernimento è colpevole di
questa situazione in cui migliaia di imprese stanno aspettando i
crediti. Ora, bisogna riparare al malfatto, bisogna far uscire dal
pasticcio quelle migliaia di imprese che si trovano in
difficoltà“. Si è concluso in questo modo ieri il discorso del
Presidente del Consiglio Mario Draghi al Senato.
Blocco cessione: tutta colpa dello scorso Governo?
Secondo il Presidente Draghi, dunque, la responsabilità di
quello che lui definisce “pasticcio” sarebbe del Governo Conte che
ha messo in piedi il meccanismo delle opzioni alternative con
l’art. 121 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio).
Quanto di vero c’è in questa affermazione? Per scoprirlo è
necessario ripercorrere le tappe che hanno accompagnato gli
articoli 119, 121 e 122-bis del Decreto Rilancio. Perché (per
fortuna) quando si parla di normativa, queste sono sempre in forma
scritta ed hanno sempre una firma.
L’approvazione del Decreto Rilancio
Il Decreto Rilancio porta le firme del Presidente del Consiglio
dei Ministri Giuseppe Conte e del Ministro dell’economia e delle
Finanze Roberto Gualtieri.
Già dalla prima lettura del D.L. n. 34/2020 era evidente che il
vero crack non era rappresentato dal superbonus 110% ma da questo
innovativo meccanismo delle opzioni alternative che, però, come
ogni novità, scontava alcune problematiche evidenti:
- era stato esteso a tutti i bonus fiscali, compresi quelli privi
di sistemi di controllo (bonus facciate ed ecobonus ordinario in
testa); - non consentiva la piena tracciabilità del flusso di cessioni
che nella prima versione non avevano alcun limite.
Due problemi evidenti che sono stati risolti in due momenti
differenti dal Governo Draghi:
- il primo con il Decreto Legge n. 157/2021 (Decreto Antifrode),
i cui contenuti sono poi stati rimessi all’interno della Legge n.
234/2021, che ha esteso visto di conformità e asseverazione di
congruità a tutti i bonus che utilizzano le opzioni
alternative; - il secondo con il Decreto Legge n. 4/2022 (Decreto
Sostegni-ter) che, tra le altre cose, ha stabilito il divieto di
frammentazione del credito e l’assegnazione di un codice univoco
identificativo.
Le fasi di modifica del Decreto Rilancio
Quando Draghi afferma che la responsabilità del blocco delle
cessioni sia del Governo Conte, dimentica il percorso di modifica
del Decreto Rilancio che ha subito i seguenti correttivi.
Il Governo Conte ha apportato modifiche con:
Dal 13 febbraio 2021, dopo l’ormai nota crisi voluta da Matteo
Renzi, prima il Governo Conte cade e poi il Presidente della
Repubblica Mattarella affida il compito di formare una nuova
compagine a Mario Draghi, accolto da tutti in pompa magna come il “Maradona” che serviva al Paese per utilizzare al meglio le risorse
del PNRR e fronteggiare la crisi sanitaria ancora in atto.
Tornando al Decreto Rilancio, il Governo Draghi interviene con i
seguenti provvedimenti:
- il Decreto-Legge 22 marzo 2021, n. 41 (Decreto Sostegni)
convertito con modificazioni dalla Legge 21 maggio
2021, n. 69 (modifiche arrivate dopo la conversione in
legge); - il Decreto-Legge 6 maggio 2021,
n. 59 convertito con modificazioni dalla Legge 1 luglio
2021, n. 101; - il Decreto-Legge 31 maggio 2021,
n. 77 (Decreto Semplificazioni-bis o Governance PNRR)
convertito con modificazioni dalla Legge 29
luglio 2021, n. 108; - il Decreto-Legge 11 novembre
2021, n. 157 (Decreto anti-frode) abrogato dalla Legge di
Bilancio 2022 (in vigore dal 12 novembre al 31 dicembre 2021); - la
Legge 30 dicembre 2021, n. 234 (Legge di Bilancio 2022); - il Decreto-Legge 27 gennaio
2022, n. 4 (Decreto Sostegni-ter) convertito con modificazioni
dalla Legge 28 marzo
2022, n. 25; - il Decreto-Legge 25 febbraio
2022, n.13 (Decreto Frodi) abrogato dalla Legge di conversione
del Decreto Sostegni-ter; - il Decreto-Legge 1 marzo 2022, n. 17 (Decreto Bollette)
convertito con modificazioni dalla Legge 27 aprile
2022, n. 34 (modifiche arrivate dopo la conversione in
legge); - il Decreto-Legge 21 marzo 2022, n. 21 (Decreto energia)
convertito con modificazioni dalla Legge 20 maggio
2022, n. 51 (modifiche arrivate dopo la conversione in
legge); - il Decreto-Legge 30 aprile 2022, n. 36 (Decreto PNRR 2),
convertito con modificazioni dalla
Legge 29 giugno 2022, n. 79 (modifiche arrivate dopo la
conversione in legge); - il Decreto
Legge 17 maggio 2022, n. 50 (Decreto Aiuti), convertito con
modificazioni dalla Legge 15 luglio
2022, n. 91.
Dei 18 provvedimenti di modifica delle norme sul superbonus e la
cessione dei crediti edilizi:
- 3 arrivano dal Governo Conte;
- 15 dal Governo Draghi.
Relativamente ai meccanismi di controllo e alla cessione dei
crediti, Draghi interviene con 2 provvedimenti di modifica a fine
2021 e 8 nel 2022.
I numeri del Superbonus 110%
In tutto questo occorre ricordare che fino a giugno 2022, il
Superbonus ha prodotto 38,7 miliardi di euro di investimenti che,
come rilevato da
Nomisma, hanno generato un valore economico pari a 124,8
miliardi di euro composto da 56,1 miliardi di effetto diretto, 25,3
miliardi di effetto indiretto e 43,4 miliardi di effetto
indotto.
Dunque, in realtà, superbonus e cessione del credito hanno
sempre funzionato benissimo attuando una politica di equilibrio
sociale che ha aperto a tutti la possibilità di intervenire
migliorando la qualità energetica e strutturale degli edifici. Le
problematiche sono arrivate solo nel corso del 2022 dal Decreto
Sostegni-ter in poi.
Da febbraio 2021 ad oggi il Governo Draghi ha avuto 17 mesi per
intervenire con dei correttivi che migliorassero il sistema di
cessione evitando le frodi nei bonus senza controllo. Interventi
che, in realtà, erano già stati previsti a fine 2021.
Il problema sono stati gli 8 correttivi del 2022 che non sono
serviti a risolvere alcun problema ma solo a generare confusione e
scarsa fiducia di chi avrebbe dovuto giocare un ruolo fondamentale
nella cessione dei crediti edilizi, ovvero le banche.
Dunque, alla domanda di chi è la responsabilità del blocco delle
cessioni, è possibile rispondere con onestà intellettuale in un
solo modo: del Governo Draghi e non me ne voglia il Presidente del
Consiglio, ma i fatti sono incontrovertibili.
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