Il Superbonus 110% vacilla. Da una parte c’è chi come i deputati del Movimento 5 Stelle ne chiedono la proroga, dall’altro c’è parte della maggioranza che vorrebbe modificarlo o addirittura cancellarlo.
Il ministro per il Sud e la coesione territoriale Mara Carfagna, per esempio, sul Sole 24 Ore dice esplicitamente che è necessario modificare “alcune procedure che non consentono a enti e imprese di correre ad armi pari con i loro omologhi del centro-nord”. Il superbonus del 110% vale 18 miliardi e 720 milioni a livello nazionale “mentre l’analisi storica ci dice che al Sud è assorbibile solo il 9% quindi 1,7 miliardi”.
“Dobbiamo evitare che il superbonus resti inaccessibile a milioni di cittadini – osserva – e per farlo bisogna riformare gli iter procedimentali che possono incidere di più dove c’è una macchina amministrativa meno agile. Debolezza amministrativa degli uffici tecnici dei Comuni e confusione accumulata negli anni tra piani urbanistici e condoni: su questo stiamo lavorando anche con un focus specifico sulle Pa meridionali”.
M5s, invece, non sente ragioni e ha chiesto che il Superbonus venga prorogato al 2023 “come il Parlamento ha richiesto”.
I dati
I numeri, però dicono che solo 670 milioni di euro sono stati utilizzati su quasi 19 miliardi di risorse stanziate per finanziare la misura nata per rilanciare il settore delle costruzioni. L’agevolazione però prometteva grandi risultati perchè è stata pensata per accontentare il proprietario che a costo zero può far effettuare dei lavori di efficientamento energetico e sismico nella propria abitazione, l’impresa in un periodo di crisi a causa del coronavirus, ma anche le banche che finanziano i lavori.
Le opere ammesse dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021 sono interventi in ambito di efficienza energetica, interventi antisismici, di installazione di impianti fotovoltaici o delle infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici.
Cosa potrebbe cambiare
Qualcosa non ha funzionato, tanto che la misura è oggetto di dibattito. L’eccesso di burocrazia ha probabilmente complicato le procedure.
In Senato è stata avanzata la proposta che fa seguito al principio di semplificazione presente anche nel PNRR, ovvero meno aliquote e una sola detrazione fiscale al 75% ma con applicazioni relative livello di efficientamento raggiunto dall’edificio. Tra le novità potrebbero esserci più beneficiari ammessi al bonus e l’abolizione di ogni complicazione burocratica. Insomma, l’obiettivo sarebbe snellire l’iter.
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Source: gds.it
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