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Superbonus 110 per villette e singole unità: i due punti che rischiano di trasformarsi in un boomerang – La Stampa

Nel pacchetto da 30 miliardi della nuova legge di Bilancio approvata dal Consiglio dei ministri un capitolo è stato dedicato al superbonus 110. Una questione che ha sollevato un vibrante dibattito politico in relazione alla proroga sulle singole unità immobiliari. Proroga che dal 30 giugno del 2022 è stato allungato fino a fine dicembre 2021. Ma attenzione: questo allungamento dei tempi varrà soltanto per chi ha un reddito ISEE sotto i 25 mila euro. Ora vedremo perché ci sono due aspetti che rischiano di causare un effetto boomerang vanificando così il provvedimento.

L’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) chiedeva a gran voce la proroga del 110 anche alle cosiddette “villette” o unità famigliari: «È la più potente misura di crescita e sviluppo sostenibile pensata in questa legislatura e sostenuta, una volta tanto, da tutte le forze politiche, maggioranza e opposizione ed è necessaria una proroga a tutto il 2023 altrimenti molti impegni contrattuali presi non potranno essere rispettati» aveva detto ieri, in attesa del Cdm e durante l’assemblea annuale, il presidente Gabriele Buia. Come vedremo, però, la stessa definizione di «singola unità immobiliare» rischia di mettere in crisi il principio stesso che sta alla base della proroga. 
Parti comuni ed edifici condomìniali

Alberto Bisson, ingegnere e ricercatore vicentino, solleva una serie di questioni. «Rischiamo un effetto boomerang». Ma vediamo perché. Quando si parla di interventi effettuati da “condomini” ci si riferisce in realtà agli interventi fatti sulle “parti comuni di edifici condominiali”, e quando si parla di “villette” in realtà si fa riferimento alla categoria delle “singole unità immobiliari”, quindi non solo alle “villette” in senso stretto (cat. catastale A/7-Villini) ma a tutti i lavori effettuati da persone fisiche nelle singole unità immobiliari, come ad esempio le “singole unità residenziali in condominio” (banalmente, tutti gli interventi sulle parti private trainati dai lavori trainanti sulle parti comuni dei condomini). «È un aspetto da sottolineare questo perché è qui che si annidano i rischi che il provvedimento possa andare in cortocircuito» dice Bisson.  Vediamo perché. Prorogando solo gli interventi effettuati dai condomìni si mantengono due limiti temporali differenti tra interventi sulle parti comuni condominiali e sulle singole unità (siano esse indistintamente “villette” o “singole unità in condominio”), rimane un grande paradosso: «I lavori sulle parti comuni dei condomìni trainano e devono tener conto dei lavori sulle singole unità private per rientrare nei parametri di legge per l’efficientamento energetico (il salto di 2 classi è determinato globalmente, includendo sia i lavori sulle parti comuni sia quelli sulle singole unità private) e inoltre i SAL sono parametrati sulla totalità dell’intervento (il 30-60-100% sono considerati sulla totalità di lavori su parti comuni e singole unità)». E spiega: «Tutto, in effetti, è considerato insieme in condominio, eccetto che i due tempi sono differenti e a volte non conciliabili tra loro nemmeno dal punto di vista tecnico». Vi immaginate di dover cambiare gli infissi 6 mesi prima del cappotto? La situazione diventerebbe questa: dopo aver dedicato tempo e risorse nel recuperare informazioni nei meandri degli uffici tecnici comunali, sanatorie, assemblee condominiali per deliberare i lavori, progettazione, ritardi dovuti a carenza materie prime e a indeterminazione normativa, alcune singole unità in condominio rinunceranno ai lavori trainati per mancanza di tempo per realizzarli. O perché hanno atteso delibere e progetti trainanti sulle parti comuni per aggregare i lavori trainati sulle singole unità o perché hanno un ISEE troppo alto». La soluzione? Se si vuole eliminare il Superbonus per le “villette”, si elimini la categoria catastale A/7 o si applichi un tetto ISEE solo su queste, non su tutti i lavori effettuati da persone fisiche nelle singole unità immobiliari.
La questione del tetto ISEE

C’è poi c’è la questione del tetto ISEE che rischia di diventare un secondo boomerang: l’obiettivo evidente è parametrare l’accesso al superbonus in funzione dell’ISEE per escludere i super ricchi dagli incentivi. «Ma attenzione, può in realtà diventare un secondo boomerang – spiega Bisson -: il limite di 25 mila euro è davvero troppo basso». Basta poco, in effetti, per sforare questa cifra. E questo non riguarda solo le cosiddette villette, ma – come detto – anche tutti i lavori nelle singole unità residenziali, siano esse “villini” (cat. C/7) o singole unità in condominio, anche i condomini più popolari. «Il tetto ISEE costringe tutti coloro che hanno redditi molto bassi di fatto a dover cedere il credito alle banche, con le complicazioni e la (spesso) assurda mole di documenti che vengono richiesti per avviare l’istruttoria, come fosse di fatto un mutuo e che le stesse banche concedono solo a chi i soldi già li ha (la chiamano “valutazione del merito creditizio”…). E’ un corto circuito». 

Suggestioni? Non proprio, perché in effetti la questione resta aperta. L’Uncem, attraverso il suo presidente Marco Bussone ha più volte sollevato la necessità di prorogare non solo i tempi ma di abbattere anche il tetto ISEE. «Rischiamo di non vedere riqualificare borghi di montagna, piccoli centri, paesi. L’Italia non è costituita solo di condomini».

Restano le indicazioni del governo: con tempi e cifre. Ma la pratica, suggeriscono gli addetti ai lavori, è un’altra cosa. «Continuano a restare alti i prezzi delle materie prima – spiega Marco Granelli, presidente di Confartigianato –, chi parte adesso rischia di non farcela nemmeno per fine 2022». E chi è partito in questi mesi potrebbe trovarsi al limite come tempistica: il tetto ISEE a 25 mila euro potrebbe diventare una autentica zavorra.  

Source: lastampa.it

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