Nell’ultima manovra la proroga prevista era fino al 30 giugno 2022 ma oramai è scontato che una parte delle risorse del Recovery Plan saranno rivolte alla riconferma del Superbonus al 110% fino a 31 dicembre 2023.
A 8 mesi dall’avvio dell’agevolazione (primo luglio 2020) la misura sta ottenendo risultati soddisfacenti – come ricordato in un precedente articolo de IlGiornale.It – permettendo al comparto edile di “reggere” all’onda d’urto della pandemia anche se l’avvio dei cantieri del 110% resta ancora alquanto complicato da un punto di vista burocratico.
Sotto un profilo economico, resta la convenienza sia per i privati, sia per gli operatori del settore oltre che, logicamente, per gli istituti di credito; logicamente occorre farsi i conti in tasca perché, per “intascare” il 10% in più della spesa detraibile sostenuta occorre riuscire a coprire, logicamente, la quota restante e si tratta di una spesa ingente, quasi impossibile per la gran parte degli italiani che decidono di utilizzare il superbonus.
Ad esempio, per una spesa di circa 100mila euro di lavori rientranti tra quelle previste nella misura, occorrerebbe avere a disposizione circa 65milia euro; tanti soldi, troppi per la quasi totalità degli utenti che, pertanto, preferiscono utilizzare le due alternative possibili, cioè lo sconto in fattura o la cessione del bonus agli istituti di credito (banche ed assicurazioni).
Per quanto riguarda le imprese che eseguono i lavori, però, non è così facile poter scontare dalle imposte il credito di acquisto, considerando che dovrebbe avere un volume di affari abbastanza elevato ed una buona redditività, cosa che in questo periodo è quasi impossibile avere.
Allora la vera alternativa è quella degli istituti di credito, che da subito si sono attivati sul superbonus intravedendone il potenziale, alla luce del fatto che il mercato della cessione del credito – come rilevato in un articolo de IlSole24Ore – potrebbe toccare circa i 10milardi di euro.
Quando a cedere il bonus è una persona fisica, tendenzialmente gli istituti bancari non stanno scendendo mai sotto il 100 dell’importo massimo e l’utente riceverà una somma almeno pari all’importo sul quale calcolare il credito d’imposta. Facendo attenzione a tenere la spesa entro il limite di calcolo dello sconto fiscale, anche nel momento in cui si decidesse di cedere il bonus, il proprietario il proprietario potrebbe riuscire ad “incassare” più di quanto spende.
Conviene, dunque, prima di scegliere a quali istituto bancario rivolgersi, fare una valutazione più complessiva che non riguardi esclusivamente il prezzo di acquisto dei crediti; ad esempio bisogna considerare che alcuni intermediari non offrono un prestito associato al superbonus 110%.
In caso di prestito abbinato bisogna calcolare il Taeg (compreso tra il 2,5 e il 7%) e la durata del finanziamento (fino 120 mesi, anche se il cliente tendenzialmente vorrà rimborsare il prestito subito dopo la cessione).
Un’alternativa, ma davvero complicata, potrebbe essere quella di farsi finanziare da un istituto e cedere il superbonus a un altro. Insomma, restano tutte le difficoltà da “azzeccacarbugli”.
Source: ilgiornale.it
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