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Superbonus, 90 milioni congelati: cantieri a rischio e aziende in crisi – L’Arena


Superbonus, dalla grande euforia dei mesi scorsi si è arrivati alla grande paura di questi giorni. Una paura che gli imprenditori del settore non stanno certo nascondendo. Prima i paletti messi progressivamente alla cessione dei crediti da parte delle aziende a banche e intermediatori finanziari e alla pratica dello sconto in fattura ai consumatori, ora la decisione di non prorogare la misura dopo la fine di quest’anno stanno mettendo in crisi le aziende del comparto edile. Esse, infatti, si trovano con un eccesso di crediti in pancia e, spesso, con carenze di liquidità dovute alle scelte delle banche di fermare l’acquisizione dei crediti. Sono situazioni che stanno colpendo centinaia di imprese con diverse migliaia di lavoratori.

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«La situazione è drammatica», afferma Carlo Trestini, il presidente di Ance Verona, sodalizio che rappresenta i costruttori edili. «Purtroppo ci troviamo in mezzo a una morsa, che rende davvero difficile portare avanti le nostre attività», aggiunge. Trestini spiega che da una parte a originare questa situazione è il cambio di politica del Governo.

«È evidente che a Roma non guardano di buon occhio il Superbonus, ritengono che esso non sia equo e per questo ne ostacolano in tutti i modi l’applicazione», dice. Ricordando, però, che questa misura è stata pensata per sostenere l’adeguamento sismico ed energetico degli edifici, oltre che per aiutare l’economia, e che non si possono colpire tutte le aziende serie perché c’è qualcuno che ha fatto il furbo. «A seguito delle scelte fatte dal Governo», aggiunge il presidente di Ance Verona, «pressoché tutti gli istituti di credito, che pure avevano per questo stabilito degli appositi plafond, hanno fermato l’acquisizione dei crediti; così le aziende, che hanno firmato contratti con i clienti, si trovano a non poter più recuperare i soldi legati al Superbonus». Il quale prevede la possibilità di vedere riconosciuti sgravi superiori del 10% rispetto all’importo della spesa. «A Verona ci sono crediti incagliati per almeno 80-90 milioni», dice Trestini, secondo il quale questo può incidere su cantieri in corso per circa 150 milioni. E Roberto Iraci Sareri, presidente di Confartigianato Imprese Verona, precisa: «Solo qui in provincia di Verona stimiamo almeno 82,57 milioni di euro di crediti incedibili da parte di 1.228 imprese artigiane, tra aziende edili, installatori di impianti e serramentisti in legno e metallo». «Entro la settimana è necessario un emendamento al cosiddetto Decreto aiuti che preveda un ampliamento delle possibilità di cessione del credito», aggiunge Iraci Sareri.

«Non passa ora», afferma Valeria Bosco, segretaria di Confartigianato, «senza che vengano raccolte testimonianze di imprenditori che, eseguiti i lavori ed applicato lo sconto in fattura e dopo aver anticipato al cliente il beneficio fiscale, oggi si ritrovano con il cassetto fiscale stracolmo di crediti che nessuno, neanche i soggetti che avevano assunto l’impegno di farlo, vuole o può acquistare».

«Le nostre imprese si sono affidate con fiducia ad un meccanismo varato dal legislatore, hanno anticipato l’acquisto di materiali, pagato il personale dipendente, versato tasse e contributi in cambio di benefici fiscali che avrebbero dovuto monetizzarsi grazie alla loro ulteriore cessione e che ora, invece, si ritrovano in mano come se fossero carta straccia», aggiunge Bosco. «Il Governo sta mettendo in ginocchio imprese e famiglie», dice, senza mezzi termini, il presidente di Casartigiani Verona e vicepresidente di Casartigiani Veneto Luca Luppi. «Le aziende si trovano in difficoltà con i cantieri già avviati e con le commissioni future ed il rischio che in questo scenario si inseriscano le organizzazioni criminali non è così lontano», aggiunge. «Il Superbonus ha avuto anche effetti positivi sul sistema economico, in termini di maggiori entrate fiscali e di aumento del numero di imprese e posti di lavoro, con conseguente crescita dei consumi e acquisti collaterali alle agevolazioni edilizie», ricorda. «Ora serve fare scelte lungimiranti, rispondendo alle istanze delle imprese e eventualmente solo in un secondo momento limitando la misura», conclude Luca Luppi..

Source: larena.it

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