Widget Image
Posts Popolari
Seguiteci anche su:

HomeCategorieBonus FacciateSuperbonus, Ance: “Prolungare anche per le villette, con limiti di reddito” – la Repubblica

Superbonus, Ance: “Prolungare anche per le villette, con limiti di reddito” – la Repubblica

MILANO – Prorogare a tutto il 2023, nella loro formula attuale, tutti i bonus, incluso il Superbonus 110% e quello al 90% per il rifacimento delle facciate. E’ la richiesta che arriva dai costruttori dell’Ance, espressa dal presidente Gabriele Buia, di fronte alle indicazioni emerse dal Consiglio dei ministri che ha approvato il Documento programmatico di bilancio, la cornice entro la quale si muoverà la Manovra per il 2022. Indicazioni secondo le quali il Superbonus 110% andrebbe avanti anche nel 2023, ma soltanto per condomìni e case popolari e non per gli edifici unifamiliari ovvero le villette. A seguire, ci sarebbe un decalage delle incentivazioni prima al 70% per poi allinearsi verosimilmente al 65% già previsto per l’ecobonus. Andrebbe invece a scadere con la fine di quest’anno il bonus facciate al 90%.

Presidente Buia, come giudica la traiettoria dei bonus che si profila con la Manovra?

Abbiamo sempre chiarito che per le imprese costruttrici è importante prorogare tutti i benefici al 2023. I tempi si stanno accorciando e l’esecuzione delle opere si allunga, a causa dei problemi con le materie prime e le procedure che, per quanto riguarda la cessione del credito, nonostante gli snellimenti restano farraginose. Questi bonus sono motore di sviluppo, c’è effervescenza e i dati sulla ripresa lo dimostrano.

Superbonus edilizi: le domande e risposte dell’esperto di Repubblica

I lavori sulle villette sono partiti per primi, non ha senso finiscano prima?

Se il timore del governo è che dietro gli edifici ‘unifamiliari’ si celino i ricchi d’Italia, e che quindi si voglia stoppare questi interventi per evitare di favorirli ulteriormente con risorse pubbliche, dico loro che basterebbe mettere un tetto di reddito Isee alla possibilità di accedere alla detrazione, senza penalizzare quelle famiglie che hanno costruito con fatica le loro case e resterebbero tagliate fuori. C’è altro che si può fare per evitare speculazioni a danno dello Stato.

Cosa?

Innanzitutto estendere a tutti gli incentivi, anche quelli ordinari al 50 e 65%, il modello del Superbonus che prevede prezziari fissi di riferimento e controllo dei risultati raggiunti. Questo sarebbe un deterrente per chi vuole sperperare i soldi dello Stato. Poi, come avviene per i lavori sul cratere del terremoto del Centro Italia, assicurarsi che a fare i lavori siano solo operatori qualificati che garantiscano sicurezz sul lavoro e correttezza nelle esecuzione dei lavori”.

Si è recentemente parlato della scarsa efficacia del Superbonus, rispetto alle ingenti risorse messe sul piatto, nel migliorare davvero le prestazioni energetiche degli edifici, rispetto al ‘fratello maggiore’ ovvero il bonus al 65%.

Il 38% delle emissioni è dato dal sistema degli edifici. E’ vero che lo Stato investe molto, ma dobbiamo correre su questo se vogliamo centrare gli obiettivi europei.

Pare che dopo il 2023 il Superbonus possa veder calare la percentuale e allinearsi ai bonus tradizionali.

Se il decalage fosse di tale importanza non sarebbe più interessante: torneremmo ai problemi degli anni passati, in cui pochissimi condomìni si sono efficientati. E si creerebbero disparità tra i casi in cui ci si può permettere un lavoro così importante e quelli dove invece non è alla portata degli abitanti.

Il bonus facciate sarebbe invece fuori dai giochi, dal prossimo anno.

E’ un peccato, perché è un aiuto importante soprattutto nei centri storici e in quei casi in cui non si può beneficiare del 110%. Per questo andava meglio regolamentato ma mantenuto ancora per un anno, perché è un volano significativo.

Capitolo rincari. Come va con le materie prime?

La situazione è difficile, i prezzi sono ancora a livelli alti elementi quali metallo – che impatta soprattutto sulle grandi costruzioni, più che sull’edilizia residenziale – il rame per gli impianti, i materiali isolanti. Siamo probabilmente giunti a un picco, ma quanto successo negli ultimi mesi sta creando grandi problemi per i contratti già acquisiti. Il governo ci ha ascoltato per quel che riguarda le opere pubbliche, e ci aspettiamo che si possa discutere di un aggiustamento dei prezzi anche per il secondo semestre dell’anno. Ma nel privato, che oggi è la grande fetta del mercato, i lavori sono a rischio fermo: bisogna che le parti – committente ed esecutore – debbano potersi mettere al tavolo e ridefinire le conidizoni, come prevede il Codice civile di fronte a rincari così importanti. Non si può pensare che le imprese siano costrette a fallire per eseguire lavori in una condizione che non ha precedenti.

Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.

Rate This Article:
No comments

leave a comment