Il Superbonus è stato ed è ancora tante cose diverse.
Soprattutto quando la sua aliquota era fissata al 110% e lo sconto
in fattura era ancora pienamente praticabile, questo non è stato
solo una semplice agevolazione fiscale per la realizzazione di
fondamentali interventi di efficientamento energetico e sismico, ma
un vero e proprio modo di eseguirli (almeno in teoria) a costo
zero, conservando anche un quid in più.
Ebbene, proprio a causa di questo meccanismo, il Superbonus ha
rappresentato anche uno strumento di speculazione, con committenti
che hanno programmato di realizzare “gratis” i lavori su immobili
dal valore irrisorio, così da aumentarlo e procedere a venderli a
un prezzo molto più alto.
Si tratta di un’operazione finanziaria lecita, di per sé, ma che
ha chiamato il legislatore a intervenire per evitare che il
Superbonus fosse utilizzato per ragioni diverse da quella per cui
era principalmente pensato: sostenere il rinnovo del patrimonio
edilizio residenziale esistente.
Per questo motivo, dal primo gennaio 2024 è in vigore una
disciplina
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