Superbonus e fine legislatura. Il governo che ora è in carica solo per gli “affari correnti” ha intanto risolto i problemi rimasti dopo l’approvazione delle norme del decreto Aiuti che consentono alle banche la cessione del credito a tutte le partite Iva, operazione ancora bloccata dato che mancano i provvedimenti delle Entrate per rendere possibili queste operazioni. Il mercato comunque non è del tutto fermo e c’è la possibilità di effettuare le cessioni, sia per i privati che per le imprese.
Un emendamento per correggere il decreto Aiuti
Nel decreto Aiuti è stata prevista, all’articolo 14, la possibilità per le banche di cedere i crediti in portafoglio acquisiti in passato, a tutte le partite Iva. Grazie ad un emendamento è stato specificato che queste disposizioni sono riferite alle comunicazioni di cessione del credito inviate prima dell’entrata in vigore della legge di conversione del decreto stesso. Una disposzione che era stata interpretata come la possibilità di cedere anche vecchi crediti e quindi offrire alle banche margini per acquistare di nuovi. Il comma 3 dell’art.57 dello stesso decreto, però, stabilisce che queste disposizioni “si applicano alle comunicazioni della prima cessione o dello sconto in fattura inviate all’Agenzia delle entrate a partire dal 1° maggio 2022“, ossia solo ai crediti con il bollino che consente di risalire al soggetto originariamente titolare della detrazione. In questo modo ovviamente il problema dei vecchi crediti non si risolveva. E’ però spuntato un emendamento della maggioranza al testo del decreto Semplificazioni, in Aula oggi alla Camera, che risolve questa incongruenza.
Diligenza e solidarietà
In attesa delle novità del decreto Aiuti, peraltro, l’Agenzia delle Entrate aveva annunciato in una nota, a giugno, che avrebbe aggiornato la piattaforma a partire dal 15 luglio, ossia dopo la conversione in legge del decreto Aiuti. Al momento però non c’è nessun provvedimento del Direttore dell’Agenzia che introduce novità in questo senso. Proprio le Entrate, d’altra parte, avevano ricordato ai cessionari – banche e Poste innanzitutto – che nell’acquistare il credito occorre comportarsi “con diligenza”, ossia applicare il sistema dei controlli introdotto in chiave antifrode che obbliga alla verifica dei contribuenti coinvolti nell’operazione e di eventuali altri cessionari, ricordando che i cessionari sono responsabili in solido in caso di mancati controlli, ossia rischiano di dover anche loro restituire i soldi per non aver rispettate le regole. Chiaramente con le norme in vigore dal 1° maggio che consentono la tracciabilità del credito queste verifiche sono più facili, e quindi i rischi ridotti. Il problema si pone con i crediti precedenti. Da un lato si auspica una riapertura delle operazioni, dall’altro però ci sono dubbi, se resta la solidarietà dei cessionari, sul fatto che poi questi crediti possano davvero trovare mercato.
Gli istituti operativi
Sul mercato comunque ci sono istituti che continuano ad acquistare i crediti. Innazitutto da Poste, che però ora si limita ad acquistare solo quelli derivanti da “prime cessioni”, ossia quelli dei contribuenti che hanno eseguito i lavori o dei fornitori che hanno applicato lo sconto in fattura. Poi ad esempio Intesa, Bnl e Credit Agricole, che offrono l’acquisto senza specificare nulla in materia, nelle offerte consultabili on line. Operativa anche la piattaforma di Cassa depositi e prestiti per le cessioni da parte delle imprese.
Source: repubblica.it
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