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Superbonus, credito d’imposta e sconto in fattura: così funziona la stretta che blocca i cantieri – La Repubblica

Cosa sono i bonus casa?
I bonus fiscali sono detrazioni d’imposta riconosciute a chi effettua lavori di ristrutturazione, o risparmio energetico sul proprio immobile, compresi i lavori in condominio. La detrazione di base è quella del 50%, che sale al 65% per il risparmio energetico, arrivando fino all’85% per i lavori in condominio, e al 90% per il bonus facciate fino al 2021. La detrazione si recupera a rate annuali nell’arco di dieci anni.

Cosa è cambiato con l’arrivo del Superbonus?
Il Superbonus si chiama così perché ha previsto un’aliquota che premia chi fa i lavori riconoscendo una detrazione pari al 110% della spesa sostenuta. Inoltre la durata dell’agevolazione è ridotta a cinque anni, e scende a quattro per le spese dal 2022 in poi. Insieme alla detrazione maggiorata è stata prevista la possibilità per questo e per tutti gli altri bonus casa di optare per la cessione del credito o lo sconto in fattura al posto della detrazione.

Qual è la differenza tra le due opzioni?
La cessione del credito comporta che chi ha diritto alla detrazione possa cedere l’importo pari alla detrazione spettante al fornitore dei lavori, alla banca o a un altro soggetto, recuperando così immediatamente la parte della somma spesa corrispondente alla detrazione. Lo sconto in fattura è applicato direttamente dal venditore: in caso di ecobonus al 65% ad esempio il costo da sostenere per l’acquisto di un a caldaia è solo del 35%. Per il fornitore lo sconto applicato diventa un credito d’imposta che potrà recuperare a sua volta tramite cessione.

C’è qualche differenza da questo punto di vista tra Superbonus e gli altri bonus?
Fino al novembre dello scorso anno solo per poter cedere il credito da Superbonus era previsto l’obbligo di asseverazione delle spese, ossia la certificazione del tecnico che il costo dei lavori è in linea con i prezzari delle opere edilizie, e il visto di conformità del commercialista o del Caf per attestare il diritto alla detrazione. Dallo scorso novembre con la prima stretta antifrode il governo ha imposto certificazione e visto anche per gli altri bonus, esclusi i lavori minori, per bloccare la cessione di somme per spese fuori mercato. Si possono cedere, infatti, solo quelle asseverate.

Perché dopo il decreto del 27 gennaio scorso Poste, CdP e varie altre banche non accettano più la cessione del credito per nessun bonus?
Con il decreto il governo ha imposto il blocco delle cessioni successive alla prima, a partire dal 17 febbraio prossimo. Questo comporta che chi acquista il credito non potrà più cedere questa somma ad altri soggetti, ma potrà solo utilizzarlo per ridurre le imposte o i contributi dovuti, nello stesso periodo di tempo corrispondente alla detrazione. Quindi chi ha già acquisito tanti crediti si trova ora nell’impossibilità di acquistarne altri non potendoli più cedere a sua volta.

Cambia qualcosa anche per la possibilità di avere lo sconto in fattura?
Sì perché anche le imprese che prima praticavano lo sconto ora si trovano in difficoltà a cedere a loro volta il credito in quanto la stretta non fa differenza tra credito ceduto dal contribuente o dall’impresa che ha effettuato i lavori.

Chi si trova con l’impossibilità di cedere il credito in banca cosa può fare? Ovviamente c’è sempre il diritto ad utilizzare la detrazione per ridurre le imposte. Chi non ha sufficiente capienza, ossia chi non ha molte imposte da pagare, ha comunque la possibilità di cedere il credito ad altri soggetti diversi dalle banche. Le imprese ad esempio possono cedere il credito ai fornitori dei beni, o anche ad altre imprese che hanno capienza nelle imposte. I genitori anziani possono cedere il credito ai figli e così via in quanto la legge  onsente al cessione senza richiedere che si tratti necessariamente di  di soggetti collegati ai lavori.

Source: repubblica.it

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