I punti chiave
3′ di lettura
Arriverà a stretto giro il nuovo decreto aiuti che può contare su circa 6 miliardi, resi disponibili dal via libera alla relazione del Governo che aggiorna gli obiettivi di finanza pubblica e il relativo piano di rientro del saldo strutturale di Bilancio. Tra le principali misure il rinvio della scadenza del bonus 110% per le abitazioni unifamiliari, che potrebbe essere fissato tra fine agosto e fine settembre. Una delle richieste della maggioranza nella risoluzione al Def è infatti quella di «prorogare il termine attualmente previsto» che obbliga le villette unifamiliari a effettuare il 30% dei lavori entro giugno per usufruire del Superbonus. La percentuale, si precisa, deve essere riferita «al complesso dei lavori e non ai singoli lavori oggetto dell’intervento»
Depotenziato il divieto di cessione frazionata
Non solo. Dopo la frenata delle banche, sempre meno disposte ad acquisire crediti per problemi di capienza fiscale, era iniziato nelle scorse settimane il lavoro per elaborare soluzioni concrete che potessero scongiurare il blocco completo del mercato. Tra quelle individuate dai tecnici del settore c’era quella di depotenziare il divieto di cessione frazionata, che scatterà dal 1° maggio, aprendo al trasferimento di singole annualità. Nella risoluzione di maggioranza sul Def si impegna non a caso il governo a «valutare la possibilità di prevedere, da parte delle banche, il frazionamento del credito, qualora esso sia ceduto ai propri correntisti, anche in maniera frazionata per importo e annualità».
Loading…
Allentati i limiti per la cessione dei crediti edilizi
La risoluzione chiede anche di allentare i limiti per la cessione dei crediti edilizi, valutando la possibilità di consentirla «a istituti diversi da banche banche, istituti finanziari e assicurazioni ed assicurazioni». Ma l’obiettivo è anche di rendere più percorribile la strada della quarta cessione, già aperta con il decreto Bollette, consentendo alle banche di avere la possibilità di scontare subito i crediti cumulati, liberando capacità fiscale. Ecco perché si impegna il governo anche a «consentire la cessione non solo ad esaurimento del numero delle possibili cessioni attualmente previste, ma anche prima». Si dovrà trovare un veicolo parlamentare per introdurre la modifica.
Le cessioni bloccate da Unicredit e Intesa
Tutte modifiche rese necessarie dal fatto che il mercato delle cessioni di crediti fiscali viaggiava verso uno stop. Complice il quadro normativo – che limitava le cessioni a tre e consente la seconda e terza cessione solo a banche, intermediari finanziari e assicurazioni, costringendo questi soggetti a tenere in pancia miliardi di crediti – negli ultimi giorni, a quanto risulta al Sole 24 Ore, anche le due banche principali del Paese, Intesa Sanpaolo e UniCredit, sotto il peso delle troppe richieste, avrebbero separatamente preso atto della progressiva impossibilità a procedere con l’accoglimento di nuove domande di cessione.
Quadro normativo da modificare
All’indomani del decreto Antifrodi, in vigore dal 12 novembre 2021, gli ostacoli per i contribuenti che volevano cedere sono andati progressivamente aumentando. Fino all’arrivo del Sostegni ter (il 27 gennaio 2022), che ha mandato in pensione il concetto di moneta fiscale, tagliando a uno il numero dei trasferimenti possibili. Da quel terremoto di gennaio sono seguite diverse modifiche (le cessioni adesso sono tre), che però non hanno portato ancora a un punto di equilibrio sostenibile per tutti i diversi attori. Tanto che, dopo le ultime limature alla Camera per attivare una quarta cessione dei crediti, già si pensa a ulteriori modifiche che rendano il meccanismo più efficace.
Source: ilsole24ore.com
Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.
I commenti su questo articolo non dovranno contenere quesiti di natura tecnica.