Agli sgoccioli del Superbonus, sono molti i committenti dei
lavori che si trovano ad avere a che fare con difficoltà più o meno
gravi che possono mettere a rischio la corretta spettanza della
detrazione fruita. Come si è detto spesso, buona parte dei problemi
può derivare da come si sono svolti i rapporti con l’impresa
esecutrice degli interventi agevolati. Si pensi al caso in cui i
lavori vengono lasciati “a metà” o realizzati in maniera
insoddisfacente, presentando vizi o difetti tali da non raggiungere
gli obiettivi di efficientamento energetico o miglioramento sismico
richiesti dalla normativa per accedere al Superbonus.
Eppure, l’andamento dei lavori non è l’unico aspetto che può
inficiare la regolarità della pratica Superbonus. Un vizio nel
titolo abilitativo dei lavori, infatti, o nella CILAS, è in grado
di far crollare l’intero castello. E così, anche quei pochi
fortunati che non hanno vissuto “intoppi” possono comunque vedersi
contestata la spettanza della maxi-detrazione.
A causa di un “fraintendimento” della normativa Superbonus,
infatti, alcuni immobili sono
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