Superbonus e cessione del credito, ancora novità in vista. Nel prossimo decreto si sostegno all’economia, atteso a giorni, troveranno spazio ulteriori ritocchi alle norme. Per le villette è data per certa la revisione del vincolo della conclusione di almeno il 30% dei lavori a fine giugno. Sono poi in corso valutazioni sulle modifiche da apportare al meccanismo delle cessioni del credito. La possibilità di una quarta cessione, introdotta nel decreto Energia approvato in prima lettura alla Camera, prevede un meccanismo considerato ancora troppo farraginoso, e perciò non in grado di sbloccare la quasi paralisi che si registra sul mercato. Le proposte di modifica sono confluite in diversi ordini del giorno sui quali c’è stato anche il parere favorevole del governo. E anche nella risoluzione di maggioranza al Def l’arco parlamentare che supporta l’esecutivo è tornato sul tema. Come dire: l’argomento è all’attenzione, qualcosa si farà.
Superbonus e altre detrazioni: fai le tue domande all’esperto
Le regole per le villette
Attualmente il Superbonus per gli immobili unifamiliari a partire dalle villette, è riconosciuto fino a fine anno a patto che al 30 giugno sia stato realizzato almeno il 30% dell’intervento. I parlamentari chiedono di rivedere questa percentuale, soprattutto alla luce delle difficoltà ad avviare i lavori a causa del caro materiali e delle difficoltà di approvvigionamento. L’intervento di modifica potrebbe riguardare sia una proroga di alcuni mesi per la conclusione di questa quota di lavori, sia un a proroga tout court senza blocchi intermedi.
Sblocco immediato delle cessioni ai correntisti
Anche per le cessioni sono in ballo diverse ipotesi. Negli ordini del giorno approvati si prevede infatti un meccanismo di revisione articolato in più punti. Nel testo approvato dalla Camera è stata approvata la possibilità di una quarta cessione da parte delle banche a propri correntisti, ma solo dopo le altre due attualmente previste. Inoltre è previsto un divieto di frazionamento, per cui il credito acquistato può essere ceduto solo in blocco. Il Parlamento ha quindi chiesto al governo di valutare la possibilità di cessione dei crediti da parte delle banche a soggetti diversi non solo ad esaurimento del numero delle possibili cessioni attualmente previste, ma anche prima. In questo modo la banca avrebbe la possibilità di cedere subito i crediti acquisiti non solo ad altre banche ma anche, appunto, a propri correntisti, liberando le risorse (ovvero lo spazio fiscale) per poterne acquistare di nuovi.
Frazionamento per annualità
Altro punto che potrebbe avere un impatto positivo sul mercato, come richiesto peraltro in una audizione dell’Abi, è l’abolizione della norma che prevede il divieto di cessione per quote. Si propone perciò di consentire alle banche di cedere il credito ai propri correntisti anche in maniera frazionata per importo e annualità. Una gestione più flessibile che servirebbe a liberare risorse con l’obbiettivo di ridare ossigeno anche a tutti i fornitori che hanno applicato lo sconto in fattura e che ora si trovano nell’impossibilità di cederlo agli istituti di credito che hanno esaurito il plafond per le compensazioni.
In difficoltà chi ha applicato lo sconto in fattura
“La priorità delle imprese, soprattutto quelle artigiane di piccole dimensioni che costituiscono l’ossatura dell’edilizia italiana, è recuperare i crediti concessi ai clienti per avviare i lavori, e che ora rischiano di non rivedere più”, dice infatti Claudio Giovine, direttore dipartimento economia della Cna. “Ci sono aziende che hanno applicato lo sconto in fattura e ora non sanno dove andare a cedere quei crediti: rischiano di esser l’anello debole della catena, che resta col cerino in mano”. Quanto ai nuovi correttivi in vista, Giovine concorda con quanto emerso dagli ordini del giorno. Bisognerebbe consentire nuove cessioni fin da subito perché “obbligare ad arrivare alla quarta cessione è un controsenso, dato che ogni passaggio ha un costo finanziario che fa lievitare la spesa complessiva per gli interventi”, esemplifica. Imprescindibile, poi, la proroga per le villette unifamiliari: “Il limite del 30 giugno è superato dalle circostanze che dipendono anche dal clima internazionale. Ci sono tensioni fortissime sulle forniture: i cappotti non sono più sufficienti per la domanda, molti dei lavori contrattualizzati e avviati non riusciranno ad arrivare al 30% entro la data prevista”.
Source: repubblica.it
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