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Superbonus e spread oltre 150 punti spediscono Poste in fondo al listino milanese – Milano Finanza


Superbonus e spread oltre 150 punti spediscono Poste in fondo al listino milanese

Superbonus e spread oltre 150 punti spediscono Poste in fondo al listino milanese. L’azione nell’intraday è scivolata fino a un minimo a quota 11,185 euro, ora cede il 6,32% a 11,185 euro. Notevoli gli scambi: sono passati di mano 3,6 milioni di pezzi, già oltre la media di una seduta a 1,9 milioni nell’ultimo mese. Vendite che seguono le pressioni sui rendimenti del Btp (quello del 10 anni sale all’1,695%) in seguito al cambio di rotta della Bce e della sua presidente, Christine Lagarde, che ieri, per la prima volta, non ha escluso un ritocco dei tassi entro quest’anno (il mercato ne sconta due da 25 punti).

Questo mentre Francoforte si avvia a ridurre il suo programma di acquisto dei titoli, con conseguente risalita dello spread Italia/Germania a 152,3 punti base. Tanto che stamani Equita Sim, pur confermando il rating buy e il target price a 14 euro, ha ridotto il peso dell’azione nel suo portafoglio principale di 50bps “in quanto il recente aumento del Btp swap spread riduce la visibilità sul valore netto attualizzato dei capital gains, inoltre la nuova normativa introdotta dal governo riduce la visibilità sullo sviluppo del business tax credit”, ha spiegato la Sim. Il riferimento è al decreto legge Sostegni-ter che sul fronte dei bonus edilizi ha bloccato le cessioni dei crediti d’imposta successive alla prima, comportando un rallentamento delle procedure.

Ma a pesare sul titolo è anche l’annuncio di Poste Italiane che la piattaforma per il servizio di acquisto di crediti di imposta relativi ai bonus fiscali (superbonus 110%, bonus facciate, ecobonus, bonus ritrutturazione) non è più attiva. Anche Cassa depositi e presiti avrebbe congelato tutte le operazioni di acquisto di tali crediti fiscali. La sospensione potrebbe essere stata introdotta a causa delle inchieste della magistratura e delle indagini della Guardia di Finanza sulle frodi legate allo sconto dei superbonus. Infatti, gli istituti di credito, alla luce dei primi provvedimenti giudiziari, non appaiono tutelati quali “terzi in buona fede”, così come previsto dalla norma.

Si ricorda che le masse di crediti acquisiti da Poste nel terzo trimestre 2021 ammontavano a circa 4 miliardi con un obiettivo di 9/10 miliardi (pari al limite del 15% sui depositi retail e corporate). “Il beneficio cumulativo potenziale sul margine di interesse potrebbe essere pari a circa 1 miliardo in caso di raggiungimento del limite sulle masse, mentre sul 2022 il contributo derivante dai crediti già acquisiti potrebbe aggirarsi attorno a 150 milioni”, ha sottolineato un analista, giudicando, dunque, negativa la notizia poiché la cessione dei crediti è uno dei driver addizionali rispetto a quanto previsto dal piano industriale per il miglioramento del margine di interesse, “tuttavia segnaliamo come le nostre stime, e riteniamo anche quelle del consenso, non includessero ancora un contributo significativo da questo business, con un declino del margine di interesse in linea con quanto prospettato nel business plan 2024 da 1,4 miliardi nel 2021 a 1 miliardo nel 2024”, ha precisato l’esperto.

Rassicurazioni arrivano anche da Mediobanca Securities che sul titolo ha un rating outperform e un target price a 14 euro: “non siamo particolarmente preoccupati per un rallentamento degli incassi. Innanzitutto, riteniamo che Poste abbia chiuso il 2021 ben al di sopra della guidance di 6 miliardi di euro. Al contempo, riteniamo che la società deciderà finalmente di porre fine all’acquisto di crediti derivanti da cessioni multiple, ma continuerà ad acquistare crediti da clienti retail. Pertanto, prevediamo che la società raggiunga comunque abbastanza rapidamente il suo tetto massimo di 10 miliardi di euro”.

E anche se la notizia potrebbe pesare sull’azione in borsa nel breve a causa delle preoccupazioni su utile e crescita “fino a quando non vedremo più chiarezza sull’attività/processo legislativo”, ha detto Citi, “vorremmo far notare che le nostre stime non scontano nessun aumento dei ricavi derivanti dal credito fiscale, peraltro i volumi sono già stati forti; in secondo luogo, Poste acquisisce il credito fiscale dopo la revisione dell’ufficio imposte; terzo, Poste è una parte lesa della potenziale frode e non l’esecutore. Gli sviluppi futuri dipendono dalle opinioni legislative, dalle azioni del governo e da una miglior gestione del rischio sul processo/attività di concessione del credito d’imposta a livello di sistema”, ha chiarito Citi, ribadendo, quindi, il rating buy e il target price a 13,50 euro sul titolo Poste. (riproduzione riservata)


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