I fondi richiesti dagli italiani per il Superbonus 110% sono finiti. In attesa che il Governo decida su eventuali stanziamenti, cosa succede a chi ha già avviato i lavori e quali conseguenze per chi ha già avanzato la richiesta? Cerchiamo di capirlo, pur nella consapevolezza che il quadro normativo è in costante evoluzione.
Risorse esaurite
Secondo quanto comunicato dall’Enea, l’organismo presso il quale vengono inviate le richieste di agevolazioni legate agli immobili, le richieste presentate entro fine maggio hanno già raggiunto i 33,7 miliardi di euro stanziati dall’esecutivo fino al 2026. Dunque, da ora in avanti le erogazioni sono bloccate, anche se si sta lavorando a nuovi fondi. Anche se gli strali arrivati dallo stesso governo contro il provvedimento approvato dall’esecutivo precedente (in sostanza Draghi rimprovera di aver dato vita a un incentivo che non crea conflitto d’interesse tra le parti, di fatto prestando il fianco alla speculazione sui costi dei lavori) non offrono certezze in merito. Al contempo non sembra nemmeno facile da immaginare uno stop da un giorno all’altro. Probabile, a questo punto, che si opti per una soluzione intermedia, con un rifinanziamento da inserire nella prossima manovra finanza.
Come muoversi per le richieste già avviate
Partendo dalla situazione a bocce ferme, cosa succede a chi si è già mosso, ma non ha ancora ricevuto i fondi? Occorre distinguere tra le diverse situazioni possibili.
Per chi ha avviato i lavori di ristrutturazione a valle delle autorizzazioni ricevute dall’Enea non dovrebbero esserci eccessivi problemi, con un rifinanziamento atteso. Il condizionale è d’obbligo alla luce delle tante incertezze che hanno caratterizzato questa misura sin dalla sua creazione, ma non sembrano esservi spazi di ripensamento, dato che le banche si sono già impegnate con contratti di cessione del credito. In caso contrario, metterebbero in seria difficoltà imprese (secondo stime del Cna vii sarebbero 33mila imprese che rischiano il fallimento) e famiglie.
Se il contratto con l’impresa è stato firmato, ma si è in attesa del via libera della banca alla cessione del credito, è possibile bloccare la procedura e attendere eventuali novità normative. Le parti possono risolvere il contratto o il privato può comunicare all’impresa la propria volontà di non avviare i lavori in attesa che si chiarisca la situazione.
Se invece i lavori sono già iniziati, ma manca la concessione del credito bancario, dipende: se la ditta dei lavori ha anticipato i fondi per iniziare la ristrutturazione, spetterà a quest’ultima decidere se bloccare il cantiere. La famiglia o il condominio saranno risarciti solo se è stata preventivamente siglata una polizza con una simile copertura.
Infine, se viene rilevata la mancanza dei requisiti per accedere ai benefici fiscali, il recupero dell’imposta dovuta e le conseguenti sanzioni sono a carico del contribuente.
A partire da luglio, i crediti per i consumatori finali saranno “svalutati”, il che comporterà un rimborso inferiore al credito vantato. Una situazione da risolvere presto. Anche perché nel frattempo gli istituti di credito, per evitare problemi (che non sono mai mancati sin da quando è stata concepita la normativa) hanno smesso di acquistare crediti fiscali.
Le ultime notizie di Palazzo danno come probabile l’allargamento delle maglie in merito alle cessioni dei crediti. L’Esecutivo si è detto disposto a concessioni al Parlamento sul punto, ma al momento non è ancora chiaro in che termini potrebbe realizzarsi la cosa. Insomma, un ginepraio che non aiuta di certo chi ha già investito.
Source: mutui.segugio.it
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