Il Superbonus 110% ha bisogno di una messa a punto. Il primo sasso nello stagno l’ha gettato il ministro dell’Economia Daniele Franco, avvertendo che a lungo termine l’effetto sui conti pubblici potrebbe essere “stratosferico“. Ma oltre a costare molto allo Stato il maxi incentivo, indubbiamente efficace nel mettere il turbo al settore delle costruzioni spingendo il pil, si sta rivelando deludente sul fronte dell’efficientamento energetico e ad alto rischio di speculazioni. Come del resto Legambiente aveva paventato già l’anno scorso, al momento del varo della misura da parte del governo Conte 2. Un rapporto riservato dell’Enea di cui dà conto il Corriere della Sera rileva che l’efficacia ambientale è “di circa il 28% inferiore per ogni euro investito” rispetto a quella che si otteneva con il vecchio ecobonus del 65% e che il costo per ogni singolo intervento “è raddoppiato o addirittura triplicato“: effetto di un sistema che incentiva la sovrafatturazione, visto che pagano tutto le casse pubbliche e il consumatore non ha interesse a trattare sul prezzo. Per i deputati del Movimento 5 Stelle si tratta di “discutibili tentativi di infangare una misura di politica economica che ha contribuito fortemente a far ripartire l’Italia”, ma riconoscono la necessità di “aprire un tavolo con il Parlamento e le categorie interessate e in quella sede analizzare e superare eventuali criticità“.
Qualche giorno fa l’associazione Consumerismo aveva evidenziato che la misura “se da un lato rappresenta una opportunità per i cittadini e un valido impulso al rilancio economico del paese, dall’altro si sta trasformando in una corsa ad ostacoli per migliaia di utenti e condomini, dando vita a speculazioni e in alcuni casi a vere e proprie truffe“. Truffe a parte, e anche tenendo conto dell’aumento dei prezzi delle materie prime che ha cause internazionali ma è ovviamente amplificato dall’aumento della domanda, l’associazione consumatori segnala per esempio che “se fino a due anni fa il costo di un cappotto era di circa 40 euro al mq oggi si arriva anche a superare i 100 euro al mq”. Rincari confermati dal rapporto Enea citato dal quotidiano di via Solferino: “L’aumento medio sulle caldaie a condensazione è del 286%, sulle schermature solari è del 225% e sugli infissi del 208%“.
Prezzi gonfiati a fronte dei quali non si registra una significativa riduzione dei fabbisogni energetici degli edifici sottoposti alla ristrutturazioni. Del resto per accedere al maxi bonus basta un salto di due classi energetiche, e considerando che in Italia la classe più diffusa è la G è evidente che il risultato non sarà un patrimonio immobiliare ad altissima efficienza. Da questo punto di vista l’ecobonus al 65% risultava più efficiente, stando al report Enea, forse perché dovendo pagare il 35% di tasca propria “il proprietario di un immobile aveva qualcosa da perdere se l’opera sua fosse stata eseguita in modo inefficiente e a costi gonfiati”, perché per un terzo doveva pagare di tasca propria senza indennizzo pubblico. Da questo punto di vista i costi ingenti del Superbonus – al 30 settembre gli importi ammessi a detrazione ammontavano a 7,49 miliardi e il totale degli investimenti per lavori conclusi ammessi a detrazione era di 5,11 miliardi – rischiano di rivelarsi soldi mal spesi, per quanto stiano indubbiamente trainando la ripresa. E questo rischia di creare problemi anche con la Commissione Ue, nota il Corriere, visto che l’incentivo dovrebbe essere in parte coperto con fondi del Recovery Plan.
I deputati del Movimento 5 Stelle Riccardo Fraccaro, Luca Sut e Patrizia Terzoni annunciano di voler “verificare l’esistenza di questo studio e la sua fondatezza, ma intanto i dati disponibili e pubblici raccontano un’altra storia: più imprese nate, più occupati, emersione del sommerso, rivalutazione del patrimonio edilizio, risparmi per le famiglie e benefici per l’ambiente. Un investimento che si ripaga anche in termini di entrate fiscali”. L’unica urgenza, dicono, è “dare certezze a cittadini e addetti ai lavori disciplinando i dettagli della proroga e la prosecuzione degli altri bonus edilizi”. Ma alla fine aprono alla possibilità di modifiche: “Il governo deve immediatamente aprire un tavolo con il Parlamento e le categorie interessate e in quella sede analizzare e superare eventuali criticità”.
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