C’è il via libera della Commissione europea sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. La discussione va ora avanti con l’Europa su questioni marginali. Lo ha detto, a quanto si apprende, il premier Mario Draghi nel corso del Consiglio dei ministri, dove si è anche scusato per la lunga attesa che ha accompagnato la riunione, inizialmente convocata per le 10 di mattina di ieri. Il governo nasce come governo ambientalista ed è un bene che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) verta sulla transizione ecologica, avrebbe detto il premier, perché “senza la vocazione ambientale e digitale di questo Governo, questo Piano non sarebbe mai stato accettato dalla Commissione Europea”. Un piano in cui il 40 per cento dei fondi sono destinati al Sud.
L’Italia è la prima beneficiaria, in valore assoluto, dei due principali strumenti del programma Next Generation EU (NGEU), predisposto dall`Unione Europea in risposta alla crisi pandemica e che prevede investimenti e riforme per accelerare la transizione ecologica e digitale, migliorare la formazione delle lavoratrici e dei lavoratori e conseguire una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale. Si tratta del Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (RRF) e del Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori di Europa (REACT-EU). Il solo RRF garantisce risorse per 191,5 miliardi di euro, delle quali 68,9 miliardi sono sovvenzioni a fondo perduto, da impiegare nel periodo 2021-2026.
Recovery, cosa c’è nel piano approvato in Consiglio dei Ministri
Si racconta di un Mario Draghi soddisfatto del clima positivo all’interno del Cdm che ha ascoltato l’informativa del ministro dell’Economia Daniele Franco sul Piano prima dell’invio a Bruxelles. Ora il confronto in Parlamento. Il premier avrebbe sottolineato, ora, l’importanza di andare in Aula per sottoporre il piano sul Recovery al giudizio di Camera e Senato, lasciando intendere che si tratta di un testo non blindato, ma aperto a migliorie. Draghi, riferiscono alcuni ministri, avrebbe assicurato che il passaggio alle Camere del Piano sarà fatto nel rispetto delle prerogative parlamentari.
Il documento contiene la strategia italiana per la ripresa da oggi al 2026, utilizzando i 191,5 miliardi del Recovery Fund (oltre a React-Eu e il fondo complementare di 30 miliardi italiani). Il piano si articola in sei missioni: digitalizzazione, transizione verde, infrastrutture, istruzione e ricerca, inclusione e coesione sociale e salute. Le risorse saranno impiegate per circa due terzi su nuovi investimenti, e per il restante per finanziare opere e progetti già in essere.
Il teso arriva domani in Parlamento per un’ultima, rapidissima, analisi. Le attese sono alte: il governo punta con il piano ad aumentare il Pil entro il 2026 fino al 3,6%. Ma solo se gli investimenti saranno “ad alta efficienza”. Se invece ci saranno ritardi e i soldi saranno spesi male, come spesso è capitato con i fondi europei, la crescita sarà ben minore.
Le briciole per la ricerca nel Recovery Plan
Il superbonus edilizio fino al 2023 in manovra
Il ministro dell’Economia nel corso del Cdm ha individuato nella prossima manovra la ‘sede’ delle risorse per le coperture del superbonus edilizio fino al 2023 chiesto a gran voce dal M5S e da Forza Italia. “Soddisfazione del M5S per il superbonus edilizio, che avrà copertura fino al 2023” riferiscono fonti pentastellate. “Il Pnrr segna un passaggio storico, senza transazione ecologica e digitale non avremmo mai tutte queste risorse, come spiegato dallo stesso premier nel corso del Cdm”. A chiedere la proroga del superbonus fino al 2023 anche i ministri di Forza Italia che hanno, inoltre, sottolineato l’importanza di implementare i fondi per il piano infanzia e per gli asili nido. Soddisfazione è stata espressa dai ministri azzurri per le molte risorse stanziate per il Sud e per la riforma della Pubblica amministrazione e per il coinvolgimento delle Regioni e degli enti locali nella fase di attuazione del piano. Anche il Pd, si apprende, esprime soddisfazione per la proroga del Superbonus.
La norma sulla condizionalità per donne e giovani
Qualcuno l’ha ribattezzata la ‘norma Letta’. Nel testo del Piano, discusso in Cdm, raccontano, ci sarebbe la norma sulla condizionalità per donne e giovani. Tradotto: ciascun progetto del Recovery dovrebbe avere una ‘quota’ obbligatoria per l’assunzione di donne e giovani. Una ipotesi, affermano fonti Pd, che esprimono soddisfazione per questa decisione, rilanciata ieri dal segretario Enrico Letta, e da altri esponenti Dem sulle quote occupazionali a favore di giovani e donne per tutti i progetti collegati a Next Generation Eu.
In seno al governo non si consuma nessuno ‘strappo’, nessuna impuntatura. Durante il Cdm la Lega, raccontano fonti governative, avrebbe usato toni più concilianti con il premier Mario Draghi. Giancarlo Giorgetti si sarebbe limitato a soffermarsi sugli aspetti di sua competenza. E il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, avrebbe fatto un intervento, apparso ai più, molto collaborativo. A sbloccare l’iniziale impasse sul Recovery Plan italiano, a quanto apprende l’Adnkronos, sarebbe stata stata una telefonata nel pomeriggio di sabato tra la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen e il premier Mario Draghi. Intervenendo in prima persona, con una chiamata a Von der Leyen, il presidente del Consiglio avrebbe sciolto alcuni nodi, legati a una serie di passaggi del Piano, compreso il capitolo delle riforme che l’Italia dovrà attuare per accompagnarlo.
Come funziona il Superbonus
“Per far fronte ai lunghi tempi di ammortamento delle ristrutturazioni degli edifici” si legge nell’ultima versione del testo del Pnrr, “per stimolare il settore edilizio, da anni in grave crisi, e per raggiungere gli obiettivi sfidanti di risparmio energetico e di riduzione delle emissioni al 2030, si intende estendere la misura del Superbonus 110% recentemente introdotta (articolo 119 del Decreto Rilancio) dal 2021 al 2023 (al 30 giugno 2023 per gli interventi effettuati dagli Iacp, a condizione almeno il 60% dei lavori siano stati effettuati alla fine del 2022; al 31 dicembre 2022 per gli interventi effettuati dai condomini, a condizione che almeno il 60% dei lavori sia stato effettuato entro il 30 giugno precedente)”. “Il sostegno sarà fornito in forma di detrazione fiscale pari al 110% delle spese sostenute, usufruibili in un periodo di 5 anni e disponibili per chi intende effettuare ristrutturazioni energetiche e antisismiche degli edifici residenziali. La misura prevede inoltre l’introduzione di strumenti finanziari come la ‘cessione del credito’ e il ‘pagamento anticipato’ per agevolare gli ingenti investimenti iniziali”.
La riforma fiscale
Per la riforma fiscale, il Governo presenterà al Parlamento entro il 31 luglio 2021 una legge di delega da attuarsi per il tramite di uno o più decreti legislativi delegati. E’ la deadline contenuta nella nuova versione del Pnrr. “La riforma fiscale – si legge nel testo visionato dall’Adnkronos – è tra le azioni chiave per dare risposta alle debolezze strutturali del Paese e in tal senso è parte integrante della ripresa che si intende innescare anche grazie alle risorse europee. In questo ambito pesano i numerosi interventi operati negli anni e dettati dall’urgenza del momento che non hanno tenuto pienamente conto della complessità dei meccanismi che compongono il sistema tributario. Si è, anzi, prodotta una sempre più marcata frammentazione della legislazione tributaria, da cui è derivato un sistema fiscale articolato e complesso che ha rappresentato, nel tempo, un freno per gli investimenti, anche dall’estero”-
“Va quindi operato un intervento complessivo che parta da una analisi operata da esperti in materia fiscale e che abbia come obiettivo principale la definizione di un sistema fiscale certo ed equo. È auspicabile, a questo proposito, un’opera di raccolta e razionalizzazione della legislazione fiscale in un testo unico, integrato e coordinato con le disposizioni normative speciali, da far a sua volta confluire in un unico Codice tributario”.
Inoltre, si legge ancora nel testo del Pnrr, è necessario che le nuove regole abbiano stabilità nel tempo, per evitare che gli operatori del settore (ivi compresa l’Amministrazione finanziaria) debbano continuamente adattarsi a mutate cornici normative. In questa prospettiva si inserisce la possibile revisione dell’Irpef, con il duplice obiettivo di semplificare e razionalizzare la struttura del prelievo e di ridurre gradualmente il carico fiscale, preservando la progressività e l’equilibrio dei conti pubblici. Sarebbe in tal modo incentivata la tax compliance e potrebbe essere sostenuta la partecipazione al lavoro delle donne e dei giovani. Il Governo presenterà al Parlamento entro il 31 luglio 2021 una legge di delega da attuarsi per il tramite di uno o più decreti legislativi delegati.
Il disegno di Legge delega terrà adeguatamente conto del documento conclusivo della “indagine conoscitiva sulla riforma dell’Irpef e altri aspetti del sistema tributario” avviata dalla Commissioni parlamentari e ancora in corso di svolgimento. Per realizzare in tempi certi la riforma definendone i decreti attuativi il Governo, dopo l’approvazione della legge di delega, istituirà una Commissione di esperti. Il perseguimento di questo ambizioso obiettivo richiede di proseguire con determinazione l’azione di contrasto all’evasione fiscale.
Legge per il mercato e la concorrenza
La presentazione del disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza è previsto entro luglio 2021. E’ l’indicazione contenuta nella nuova versione del Pnrr che pone come obiettivo “la tempestiva adozione della legge annuale per il mercato e la concorrenza”. Prevista nell’ordinamento nazionale nel 2009 (con legge n. 99/2009), essa è stata in concreto adottata solo nel 2017 (legge n. 189/2017). La sua cadenza annuale va assicurata, si legge nel testo del Pnrr, essendo essenziale per rivedere in via continuativa lo stato della legislazione al fine di verificare se permangano vincoli normativi al gioco competitivo e all’efficiente funzionamento dei mercati, tenendo conto del quadro socio-economico.
La semplificazione delle norme in materia di appalti pubblici e concessioni è obiettivo essenziale per l’efficiente realizzazione delle infrastrutture e per il rilancio dell’attività edilizia: entrambi aspetti essenziali per la ripresa a seguito della diffusione del contagio da Covid. Tale semplificazione deve avere a oggetto non solo la fase di affidamento, ma anche quelle di pianificazione programmazione e progettazione. E’ quanto di legge nella versione aggiornata del Pnrr.
Ci sono questioni molto marginali su cui la discussione continua. Le norme più urgenti per far funzionare al meglio la pubblica amministrazione che dovrà gestire i fondi europei saranno varate in un decreto legge entro la prima settimana di maggio.
Disarmare il Recovery Plan
Continua a leggere su Today.it
Source: today.it
Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.