Si riapre il cantiere del Superbonus. A dispetto dei dubbi del premier Mario Draghi, il Parlamento torna in pressing sul governo per allargare di nuovo le maglie della misura. L’urgenza è sbloccare il meccanismo della cessione del credito che sembra essersi inceppato. “Nessuna banca accetta crediti nuovi e ci sono 5 miliardi di crediti incagliati, fermi nella pancia di imprese che magari hanno già ultimato i lavori”, spiega Martina Nardi, deputata del Pd e presidente della commissione Attività produttive della Camera. I partiti della maggioranza hanno perciò unito le forze e presentato un emendamento firmato da 53 deputati di M5s, Pd, Leu, Forza Italia, Coraggio Italia (non Iv e Lega).
Esperto Superbonus, le domande dei lettori e le risposte
E’ una proposta di modifica al decreto Aiuti, il provvedimento di maggio che già facilita la quarta cessione del credito e proroga a settembre il bonus per le villette. La richiesta è allungare i termini dei crediti bloccati, consentire la cessione anche alle partite Iva, permettere alle banche di convertire i crediti in Btp decennali. Di più. Il testo prova a introdurre una nuova proroga per le case unifamiliari e lo slittamento dal 2023 al 2025 delle scadenze del 110% per le case popolari. Vorrebbe dire andar ben oltre la ‘tagliola’ del 2023 introdotta con l’ultima manovra. Nei prossimi giorni entrerà nel vivo il confronto tra i deputati e il governo. Sui crediti legati al bonus in particolare è probabile che l’esecutivo debba aprire a una nuova modifica, che tenga conto delle ultime difficoltà emerse. Ma per ora fonti ministeriali si mostrano molto prudenti. “Lo stanziamento a bilancio stabilito è esaurito: intervenire vorrebbe dire individuare nuove coperture e in questo momento non è possibile – dice una fonte qualificata, che lavora al dossier – valuteremo cosa fare, ma il tema delle coperture è un grossissimo problema”.
Dopo un ciclo di audizioni, anche con i rappresentanti degli istituti di credito, i deputati di maggioranza hanno fatto proprie le preoccupazioni delle aziende edili e delle banche per una mole, sottolineano, di ben 5 miliardi di crediti incagliati: sono per lo più quelli che dovevano essere ceduti a Poste e quelli che avevano errori formali che le piattaforme non hanno riconosciuto come tali. Se divenissero crediti inesigibili, sarebbero una enorme gatta da pelare per imprese che hanno già avviato o concluso lavori. “Il governo si deve porre il problema di un sistema che aveva messo in conto l’approvazione dello sconto in fattura e della cessione del credito”, sottolinea Nardi.
Dunque, cosa propongono i parlamentari di maggioranza? Nell’emendamento introducono tre misure. La prima. “La quota di crediti d’imposta maturata dai fornitori per sconti sul corrispettivo dovuto, praticati in relazione a spese sostenute nel 2021 e non utilizzata nel 2022”, può essere “usufruita anche negli anni successivi”. Insomma, una proroga senza termini dei crediti, che permetterebbe alle aziende di non perderli. La seconda. Il credito può essere ceduto non solo alle banche ma a tutti i soggetti con partita Iva che abbiano depositato un bilancio uguale o superiore ai 50 mila euro. La terza. Le banche e gli intermediari finanziari qualificati possono usare i crediti acquisiti a partire dall’1 gennaio 2022 anche per sottoscrivere Buoni del tesoro pluriennali (Btp) con decorrenza dal gennaio 2027 e scadenza non inferire ai dieci anni.
“Siamo impegnati nel lavoro su quell’emendamento, ci confronteremo con il governo nei prossimi giorni”, spiega al telefono Ubaldo Pagano, deputato del Pd e relatore del decreto Aiuti. Le votazioni in commissione dovrebbero iniziare il 20 giugno: c’è ancora tempo per cercare un punto di caduta. Una possibile soluzione, a quanto spiegano diverse fonti, potrebbe essere la proroga dei crediti incagliati, ma solo di un anno. Accorciare i tempi non eliminerebbe però il problema delle coperture. “E’ chiaro che c’è un costo, ne siamo consapevoli, ma bisogna dare fiato all’economia, anche con una misura come il Superbonus, altrimenti si rischia poi di spendere in ammortizzatori sociali”, osserva Nardi.
Bisognerà anche vedere quali margini l’esecutivo concederà alle altre proposte di modifica della sua maggioranza, che allargherebbero ancora i termini di una misura che al contrario Draghi e il ministro dell’Economia Daniele Franco avrebbero voluto molto limitare. Per le case popolari (Iacp), in particolare, si propone di estendere il 110% a tutte le spese sostenute entro il 31 dicembre 2025 (invece del 31 dicembre 2023). Per le villette si chiede di ammettere al Superbonus chi abbia sostenuto il 30% delle spese entro il 31 ottobre (il decreto Aiuti prevede l’esecuzione del 30% dei lavori entro il 30 settembre). Infine, si vuole permettere la detrazione destinata ai pannelli solari “anche per l’installazione di elementi Bipv (Building integrated photovoltaic) o per l’installazione di elementi in vetro fotovoltaico (Vfv) su coperture o superfici orizzontali sopraelevate”.
Source: repubblica.it
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