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“Per noi il superbonus è essenziale”. Primo giro di tavolo tra Mario Draghi e i ministri sul Recovery fund, prime frizioni sul come dovranno essere spesi i 221 miliardi previsti per l’Italia. Su 191 le redini rimangono saldamente nelle mani dell’asse tra Mario Draghi e Daniele Franco, scelta che fa mugugnare più di qualcuno nei partiti che sostengono la maggioranza, sui 30 previsti in un fondo complementare è battaglia.
Il premier ha riunito a Palazzo Chigi i ministri competenti, oltre a Franco, Roberto Cingolani, Vittorio Colao e Roberto Speranza, Maria Stella Gelmini, Stefano Patuanelli, Giancarlo Giorgetti, Elena Bonetti e Dario Franceschini. L’ecobonus al 110% è la misura che più sta a cuore ai 5 stelle, sulla quale si sono a lungo battuti Riccardo Fraccaro e lo stesso Patuanelli, e che tutto il Movimento ha adottato mettendola al primo posto della propria lista della spesa. Per questo i 5 stelle hanno ribadito al premier che il prolungamento delle detrazioni fiscali fino alla fine del 2023 sarà un elemento qualificante “per la valutazione del Piano di ripresa e resilienza”. È Fraccaro a squadernare le carte sul tavolo: “Misure come il superbonus 110% e la campagna Rigenera Italia, sono straordinarie occasioni che vanno verso quel cambio di passo che serve al Paese per rilanciare l’economia e lasciare un futuro migliore alle nuove generazioni. Per questo il superbonus non può essere una misura straordinaria ed è necessario che venga prorogato almeno fino al 2023”
Nella bozza che entrerà domani in Consiglio dei ministri per un primo giro di tavolo ci sono 8,25 miliardi di risorse aggiuntive stanziate nel fondo complementare, che si vanno ad aggiungere ai 10,3 miliardi già in essere. “Sono troppo pochi”, spiega una fonte di governo pentastellata. Secondo le stime, i 18,5 miliardi che verrebbero così stanziati complessivamente servirebbero a coprire le detrazioni fiscali per i lavori in scadenza a giugno 2022 per le singole case e a dicembre 2022 per i condomini. Solo le case popolari rientrerebbero fino alla fine del 2023, come chiesto dai 5 stelle. Per il Movimento mancano almeno 10 miliardi di coperture per le detrazioni fiscali, da suddividere in 10 anni.
C’è nervosismo per un Pnrr di cui si è presa visione a ventiquattr’ore dal primo Cdm sul Recovery (l’approvazione arriverà dopo il passaggio di Draghi in Parlamento all’inizio della prossima settimana) e dieci giorni prima dell’invio del testo a Bruxelles. Un parlamentare di peso ironizza: “Se l’avesse fatto Conte…”. L’irritazione è per una direttrice, quella tra Chigi e il Mef, sulla quale fanno la navette tutti i dossier e i testi chiave: “Franco è un tecnico, e in quanto tecnico risponde a Draghi, i partiti li scavalca” è l’amara constatazione dei pentastellati. Fin dove alzeranno il tiro non è chiaro, anche se i pompieri già spiegano che in ogni caso l’ecobonus non potrà essere un elemento di rottura. Ma la fibrillazione c’è, anche in considerazione del silenzio avuto in risposta dal presidente del Consiglio quando il tema gli è stato posto dalla delegazione M5s a colloqui sul Recovery.
Una sponda inaspettata è arrivata da Confindustria: “ Sarebbe un gravissimo errore non prorogarlo – ha detto il vicepresidente degli industriali Emanuele Orsini – perché danneggerebbe il settore delle costruzioni, che è volano dell’economia ed è ad alta intensità di occupazione. La proroga è necessaria, tanto più che il superbonus è partito in ritardo viste le complessità amministrative”. A fine mese il piano dovrà essere spedito alla Commissione europea, i margini per cambiarlo sono stretti.
I 5 stelle hanno messo sul piatto focus su giovani, sud e donne, e hanno chiesto documenti puntuali per verificare le progettualità in dettaglio. Consonanza con il Pd sui primi tre punti, con il Nazareno che ha chiesto interventi per il contrasto del lavoro in nero, la garanzia sulla sicurezza per il cloud dei dati pubblici e una richiesta di chiarimento su quali siano le strategie per la rete unica. Ma il nodo sostanziale resta l’ecobonus, con questa strana alleanza tra 5 stelle e Confindustria in pressing su Draghi.
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