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Superbonus, odissea per il credito ceduto: bonifico fermo da mesi, ecco perché – ilmessaggero.it

PERUGIA La storia contromano, che diventa un po’ un esempio delle difficoltà che si affrontano con il superbonus 110%, cessione del credito in testa, arriva da Massa Martana. La racconta Gianluigi Falcone, che, addirittura, dopo la sua disavventura, ha deciso di mettere su un Comitato natio su Facebook e che diventa luogo di incontro di chi sbatte contro la burocrazia. 
La controparte è Poste, ma non è solo questo il problema di una storia che racconta come si debbano dribblare situazioni di difficoltà che rischiano di bloccare i lavori. Con una premessa: la prima curva è diventata sdrucciolevole per un curioso errore del tecnico a cui il cittadino si è affidato. Stesso tecnico, stessa procedura del fratello, ma il bonifico per il secondo Sal (stato di avanzamento ai lavori) è diventato una trappola e la bifamiliare rischia di andare avanti a due velocità.
IL RACCONTO
«Dal mese di novembre 2021 Poste Italiane non sta rispettando i termini contrattuali -racconta Falcone- di 20 giorni lavorativi di liquidazione del credito ceduto dal giorno in cui l’Agenzia delle Entrate lo ha reso disponibile sulla piattaforma telematica senza dare alcuna comunicazione a privati cittadini ed imprese dell’accettazione o rifiuto della proposta di cessione tale di configurare una inadempienza contrattuale. Le nuove misure previste dal decreto antifrodi che stabiliscono maggiori e più approfonditi controlli delle pratiche viste le numerose truffe messe in atto stanno mettendo in seria difficoltà privati e imprese per l’allungamento dei tempi in un momento di congiuntura economica non felice». 
Il fatto che per il fratello, per l’altra porzione di bifamiliare vada tutto a meraviglia crea ancor più disagio. È vero, c’è stato un errore del tecnico, che nel presentare il conto del secondo Sal, invece di scrivere due cifre gemelle ne ha messa una diversa dall’altra. E questo ha creato il problema. E non sono bastate le correzioni del contratto per avere quei soldi. «Che chissà quanto arriveranno. Spero- dice Falcone- a fine mese. E sì che i lavori sono quasi finiti. Ma così i tempi si allungano, le imprese aspettano e noi non chiediamo quello per cui abbiamo investito». Ecco che nasce così anche l’idea di un Comitato per la tutela del diritto dei titolari del credito ecobonus 110% ceduto a poste Italiane per il rispetto dei termini contrattuali con adesione libera e gratuita. «Mi arrivano segnalazioni di difficoltà- dice ancora Gianluigi Falcone- da ogni parte d’Italia. Soprattutto dal sud».
I PROFESSIONISTI
Se i cittadini arrancano, i professionisti sbuffano. 
Il punto della situazione lo fa Paolo Moressoni, delegato per questo argomento dal Consiglio dell’Ordine degli Architetti Ppc della Provincia di Perugia. «Il superbonus- dice Moressoni- è un malato terminale: se la politica vuole può rianimarlo, altrimenti è meglio l’eutanasia. La relazione del Direttore dell’Agenzia delle Entrate del 10 febbraio, presso la Commissione Bilancio del Senato, è chiarissima: il 46% delle truffe sono derivate dal cosiddetto bonus facciate, il 34% dall’ecobonus ordinario, il 9% dal bonus locazioni, 8% dal sisma bonus ordinario e solo il 3% derivante dai superbonus 110%. Guarda caso il 97% delle truffe viene compiuto dove non ci sono le regole invece previste per i superbonus».
Ma la vera beffa, sottolinea il Consiglio dell’ordine degli architetti perugini, sta nel fatto che mentre nell’originario decreto i costi esposti nella tabella sono al netto di Iva, prestazioni professionali e opere complementari relative alla installazione e alla messa in opera, nella bozza di decreto tutti questi costi sarebbero compresi all’interno dei massimali. Ciò significa che ogni massimale previsto, rispetto all’attuale, risulterebbe inferiore del 40-50% dell’effettiva necessità. In soldoni significherebbe che a fronte di un’effettiva spesa che sosterrebbe un cittadino metà della stessa non risulterebbe congrua con tutto ciò che questo significa

Source: ilmessaggero.it

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