Le banche bloccano la cessione del credito. Ora la proroga decisa dall’esecutivo rischia di essere inutile
Tempi delle pratiche raddoppiati; costi di cessione del credito che possono arrivare al 15-20% dell’importo; banche, non solo quelle piccole ma anche le grandi, che ormai non accettano più la cessione o frappongono mille ostacoli. E così, dicono imprese e associazioni professionali, la proroga appena decisa col decreto «aiuti» del termine per l’esecuzione del 30% dei lavori (come condizione per ottenere il Superbonus del 110%) rischia di essere inutile. Non basta cioè concedere tre mesi in più, dal 30 giugno a 30 settembre, per raggiungere la soglia minima di lavori. E non basta neppure aver concesso flessibilità, stabilendo, nello stesso decreto, che il 30% si misurerà sull’«intervento complessivo», compresi «anche i lavori non agevolati». Tutto questo non risolve la situazione, dicono gli operatori, se non si sblocca la cessione dei crediti.
Tempi e costi
Meccanismo che ha subito diversi colpi. A gennaio il governo ha limitato a una le operazioni di cessione del credito, per contrastare le frodi senza precedenti ai danni dell’erario (più di 4,4 miliardi di euro di crediti coinvolti nelle inchieste della magistratura). Poi, a febbraio, ha allentato la stretta (si è passati dalla possibilità di una sola cessione a tre), ma la situazione è cambiata poco. Se fino alla fine del 2021 era facile ricorrere allo sconto in fattura, ora è complicato. Lo spiegano, dati alla mano, all’Oice, l’associazione delle società di ingegneria e architettura aderente alla Confindustria: «Le pratiche in corso – dice Fabio Tonelli – sono rallentate fortissimamente. Oggi per l’approvazione di una cessione del credito ci vogliono in media 3-4 mesi contro i 30-45 giorni di prima. Parallelamente sono aumentati i costi di cessione, visto che oggi il pricing medio è pari al 12-13% per i crediti a 5 anni, contro il precedente 8-10%». Ma ci sono anche punte del 15-20%.
Truffe e bolle
Una certa frenata nel ricorso al Superbonus e agli altri bonus edilizi certamente non dispiace al presidente del Consiglio, Mario Draghi, e al ministro dell’Economia, Daniele Franco. Entrambi, infatti, non solo hanno inteso bloccare i meccanismi che consentivano facili truffe (per la verità non tanto sul Superbonus, già sottoposto a pratiche di asseverazione, ma sugli altri bonus, in particolare quello per le facciate), ma puntano a sgonfiare la “bolla” creata da questi lavori, che hanno visto un aumento incontrollato dei prezzi a spese dell’erario. E anche se hanno spinto il Pil, si osserva a Palazzo Chigi, l’Istat ha certificato che il contributo di tutta l’edilizia alla crescita del 6,6% del Pil nel 2021 è stato di un punto percentuale.
I dati dell’Enea
Nonostante il meccanismo della cessione dei crediti sia in sofferenza, i dati dell’Enea, che mensilmente monitora le pratiche ammesse al Superbonus, per ora mostrano solo un rallentamento dei lavori rispetto al picco toccato a dicembre 2021 (circa 26mila pratiche e 4,2 miliardi di euro in più ammessi all’agevolazione rispetto a novembre), ma non un blocco. Le pratiche asseverate continuano ad aumentare di mese in mese: al 30 aprile hanno superato 155mila (16mila in più rispetto al 31 marzo), per un totale di lavori ammessi a detrazione di 27,4 miliardi (3,2 miliardi in più rispetto al mese precedente), che diventeranno 30,1 a lavori conclusi. Rispetto al 31 dicembre scorso, alla fine di aprile si contano circa 60mila pratiche in più e 11 miliardi di euro in più di detrazioni già concesse.
Modifiche in arrivo
Le novità richieste dal settore potrebbero arrivare già oggi con un nuovo passaggio del decreto «aiuti» in consiglio dei ministri. In particolare: la possibilità di una quarta cessione del credito (e anche a un cliente della banca) e di frazionare l’importo dello stesso in più operazioni. Se non si fa questo, dice il leader dell’Ance (costruttori) Gabriele Buia, «si rischia che migliaia di lavori restino fermi»
5 maggio 2022 (modifica il 5 maggio 2022 | 07:14)
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