Il Superbonus 110% per l’efficientamento energetico degli edifici, così come è stato definito dal governo Draghi e inserito nel quadro del Piano nazionale di ripresa e resilienza, rappresenta una misura potenzialmente in grado di offrire un volano alla crescita e di rilanciare lo strategico settore delle costruzioni. Ma la complessità della misura e l’incrocio tra gli ingenti investimenti attratti e le dinamiche dei mercati globali hanno creato situazioni delicate che andranno monitorate con attenzione.
I costi delle materie prime spiazzano il Superbonus?
Il Superbonus è messo a rischio da un’ampia serie di fattori. Il primo è senz’altro il ciclo rialzista dei prezzi delle materie prime oggigiorno in corso, che può creare problemi ai lavori già approvati e in via di realizzazione: oggigiorno ammonta a 5,685 miliardi il totele degli investimenti ammessi a detrazione al 31 agosto grazie all’introduzione del Superbonus, secondo un report Enea. 3,9 miliardi di euro riguardano lavori già conclusi, il resto interventi programmati o in corso su cui rischia di abbattersi la scure del rincaro di praticamente ogni materia ritenuta fondamentale per l’edilizia per l’efficienza energetica degli edifici. Nelle scorse settimane Il Sole 24 Ore citava alcuni dati riguardanti i rincari del 2021: +128% per il costo del polietilene, +73,8% relativamente al Pvc, +25,2% il bitume e un notevole +243% per l’acciaio per cemento armato; interpellato dall’Agi, nella giornata del 3 settembre, il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, ha analizzato a livello complessivo di filiera la questione sottolineando che “un’indagine da noi condotta è emerso un aumento, per effetto del Superbonus, in media del 50%, dei prezzi dei materiali e delle attrezzature legati all’edilizia. Addirittura per un cappotto termico si è registrato un incremento dei prezzi nell’ordine del 60% a metro quadrato”.
La problematica che emerge da queste dinamiche è chiara: i lavori vengono spesso programmati e appaltati sulla base di prezzari che, nella fase di passaggio tra la stipula del contratto e l’avvio dei lavori, sono già vecchi e superati. Portando di conseguenza i costruttori a dover fare i conti con un rincaro che si scaricherà infuturo sulla somma versata dall’utente finale, tanto da mettere in discussione lo stesso vantaggio economico che, in un arco pluriennale, il Superbonus promette di garantire e che rappresenta il suo principale punto di forza.
L’Ance, sottolinea Spaziani Testa, ha proposto al governo Draghi un allungamento del Superbonus fino al 2023 e l’introduzione di un calmiere per i prezzi delle materie prime. Se da un lato la prima misura sarà questione da negoziare tra le forze politiche, dall’altra la seconda è di ben più difficile attuazione. Il ciclo rialzista è sicuramente frutto dell’aumento della domanda nel mercato interno, ma è soprattutto il prodotto del generale trend dominante su scala globale. L’accelerata ripresa delle economie mondiali, la fine dei lockdown, gli investimenti miliardari, la corsa dell’inflazione si sono scaricati contemporaneamente sui materiali strategici per l’industria e le costruzioni. Mentre per alcuni prodotti come i microchip il problema è di disponibilità materiale per le aziende, per le materie prime o la componentistica per l’edilizia la questione principale sta nella corsa globale dei prezzi. Questa somma di fattori sta causando un rincaro nei costi del petrolio, del gas naturale, dell’acciaio, delle resine, delle gomme e di tutta una serie di materie prime che ripercuotono i loro effetti sui costi di produzione, generazione, trasporto erodendo le prospettive di ripresa dell’industria. E per una filiera complessa come quella delle costruzioni i danni non possono che essere vistosi.
Il problema della carenza di lavoratori
Il fatto che ci sia un balzo insostenibile del costo dei materiali da costruzione che dura da oltre sei mesi e sta mettendo in difficoltà le imprese va di pari passo con il problema della carenza di manodopera che rende i lavori potenzialmente più lenti e può costringere committenti e imprese realizzanti i lavori del Superbonus a doverli spalmare su un lasso temporale più lungo esponendoli maggiormente alla fiammata dei prezzi.
Nelle scorse settimane l’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili stimava per per il 2022 un fabbisogno occupazionale aggiuntivo diretto nel settore di circa 170mila unità cui si sommano 95mila unità nei settori collegati per un totale di 265mila posti di lavoro nella prospettiva di una crescita complessiva degli investimenti da 11 miliardi di euro. In questo contesto, l’Ance ha sottolineato in un suo studio che mancano all’appello almeno il 60% degli operai specializzati necessari alla realizzazione dei lavori. Effetto di una lunga crisi più che decennale che ha portato alla distruzione di un patrimonio di imprese piccole e grandi, conoscenze e competenze di maestranze difficilmente sostituibili e di un sapere pratico di cui oggi si sente fortemente la mancanza. Una situazione che il Superbonus può risollevare ma che non è detto possa cambiare in tempi brevi. Nell’era del Covid-19, ogni crisi sistemica si riprecuote anche sulle misure apparentemente più lineari.
Source: ilgiornale.it
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