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La tempesta sul Superbonus non si placa, ma con le truffe c’entra poco o nulla. Infatti, le frodi che in molti sbandierano e urlando ai quattro venti, in realtà, sono legate ad altri sgravi. Le truffe sono concentrate per lo più su altri sgravi, a partire dal bonus facciate (46%), per cui la legge del 2020 non prevedeva alcun controllo preventivo, ma anche l’ecobonus (34%), il bonus locazioni (9%), il sismabonus (8%) riconosciuto per mettere in sicurezza case ed edifici produttivi, e infine c’è appunto il Superbonus. Per il quale sono state accertatate il 3% delle frodi totali commesse che valgono circa 4,4 miliardi per crediti d’imposta inesistenti. Conti alla mano, il tanto vituperato Superbonus vale sul fronte truffe solo 132 milioni rispetto agli oltre 2 miliardi di euro del bonus facciate e il miliardo e mezzo dell’ecobonus. Cifre certificate direttamente dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, durante una recente audizione.
In più, come sostiene Pasquale Saggese, ricercatore della Fondazione nazionale dei commercialisti, le grosse truffe «sono state già arginate col decreto antifrode del novembre 2021, che ha introdotto visto di conformità e asseverazione anche per gli altri bonus. Ma a quel punto i buoi erano già fuggiti. Fermare le cessioni successive alla prima? Non penalizza affatto i frodatori ma chi ha bisogno di completare i lavori in casa». Quindi, bloccare le cessioni del credito non scoraggerà le truffe che si verificano nel passaggio precedente, ossia quando si chiedono detrazioni per lavori inesistenti.
RAGGIRATI I DEBOLI
Semmai ad essere truffati meglio fregati – sono solo quei cittadini che devono completare la ristrutturazione di un bagno odi una parte di casa o devono riqualificare il condominio. Insomma lo stop al Superbonus mette in difficoltà semplicemente le persone oneste, quelle che hanno motivi fondati per utilizzarlo, e non chi tenta in ogni modo e con ogni mezzo di fregare lo Stato e incassare indebitamente parte fondi statali. E ieri a puntare il dito contro l’agevolazione più amata dagli italiani e più criticata dall’esecutivo, è stata la Commissione banche che ha avviato un’indagine sulla cessione dei crediti dei bonus edilizi. E proprio la cessione, praticamente bloccata da tutti gli istituti finanziari già strapieni di crediti, è il problema principale che spinge il governo a una cauta apertura: con un emendamento al Dl aiuti propone di ampliare la platea delle cessioni, in modo che le banche possano spalmare su altri le decine di miliardi che hanno incamerato e riaprire così alle nuove pratiche.
Sperando che la questione venga risolta e a breve, serve ricordare che l’errore più grossolano è stato fatto dal legislatore se fin dall’inizio si è completamente scordato di fare controlli. Era l’ottobre 2020 quando l’Agenzia delle Entrate in attuazione del decreto Rilancio (Conte bis) attivava il canale telematico per comunicare la scelta tra lo sconto in fattura e la cessione a terzi del credito legato appunto ad interventi di ristrutturazione edilizia, recupero o restauro della facciata, riqualificazione energetica, riduzione del rischio sismico o installazione di impianti fotovoltaici e colonnine per mezzi elettrici. Veniva così aperta la porta a tutti quei potenziali truffatori che, con società ad hoc presentavano detrazioni false per opere inesistenti. Intascando soldi e truffando le casse pubbliche.
IMPRESE IN CRISI
D’altronde bastava semplicemente bussare per riuscire a cedere il credito: non serviva infatti alcun tipo di visto, asseverazione o stato di avanzamento lavori. L’unico controllo era fatto ex post dall’Agenzia delle Entrate. Intanto i soldi – chi di dovere – li aveva già bellamente intascati. E recuperarli è cosa assai difficile. Appurato questo, bloccare ora il Superbonis mette in crisi solo sia molte piccole imprese che rischiano di fallire e sia cittadini bisognosi. «Se le piccole imprese non dovessero incassare i 5,2 miliardi di crediti fiscali per lavori incentivati dai bonus edilizia si perderebbero 47mila posti di lavoro». La drammatica denuncia è arrivata ieri da Confartigianato che ha calcolato l’impatto sull’occupazione nel settore delle costruzioni a causa del blocco del sistema della cessione dei crediti, non gestibili sul mercato bancario a causa delle continue modifiche normative in materia.
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