Tra blocco della cessione del credito, cantieri sospesi sine
die, diminuzione dell’aliquota fiscale, frodi, sequestri e
cambi normativi in corsa, è ormai evidente che il superbonus non
sia più un “problema” per l’agenda del Governo.
Superbonus: il report Enea
La ratio dei provvedimenti emanati tra il 2023 e il 2024 è stata
evidente: mettere fine all’emorragia (così definita dall’esecutivo)
di denaro pubblico utilizzato per finanziare una misura fiscale che
nella sua anima energetica (il superecobonus) è “costata”
complessivamente oltre 120 miliardi di euro.
Un costo su cui ha “ballato” anche la classificazione contabile
della detrazione (da “non pagabile” a “pagabile” per tornare a “non
pagabile”) che ha inciso non tanto sul debito pubblico (che non
cambia) quanto sul deficit. Un costo che il Governo ha sempre fatto
molta fatica a pensare come “investimento” che ha certamente
prodotto benefici occupazionali, ambientali ed energetici (pur con
delle storture che obiettivamente si sarebbero potute affrontare
diversamente).
Eliminata qualsiasi discussione, il dato di fatto è che la
stagione del superbonus è
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