Nodo “onnicomprensivo”
Nel vecchio provvedimento era specificato, invece, che tutti i costi si consideravano «al netto di Iva, prestazioni professionali e opere complementari relative all’installazione e alla messa in opera delle tecnologie». Per dare un ordine di grandezza, questi valori possono pesare tra il 40 e il 50% degli importi dei lavori. Per questo, resta possibile fino all’ultimo minuto uno stralcio che, eliminando l’aggettivo “onnicomprensivo”, potrebbe cambiare di molto il senso del provvedimento.
Questo assetto, da un lato, semplificherebbe la procedura di asseverazione, creando della macrovoci nelle quali è tutto inglobato. Dall’altro, però, costituirebbe una vera tagliola, perché molti degli aumenti registrati rispetto alle vecchie voci rischiano di essere mangiati da queste componenti extra. Senza dimenticare il vertiginoso aumento dei prezzi delle materie prime registrato in questi mesi.
Associazioni di categoria contrarie
«È impensabile includere l’Iva e la posa in opera – spiega Gianfranco Bellin, presidente di Assotende di FederlegnoArredo -. Se parliamo di schermature solari, una tenda montata al piano terra o al quinto piano di un condominio hanno dei costi totalmente diversi: bisogna considerare l’utilizzo di gru, il piano al quale si interviene, le misure di sicurezza».
Un tema condiviso anche da Federico Musazzi, segretario di Assoclima e Assotermica: «Siccome l’installazione varia molto a seconda del tipo di intervento, sarebbe più corretto non includerla in questi massimali. Pensiamo alla semplice sostituzione di un apparecchio, che è molto più veloce di un lavoro nel quale, invece, si interviene in maniera radicale sull’impianto. Annegando tutto in questi valori di riferimento, si rischia di prendere delle cantonate». E anche per Pietro Gimelli, direttore generale di Unicmi, queste voci andrebbero escluse, «in quanto fortemente oggetto di variabilità in funzione del cantiere e delle specificità dell’intervento».
Poco tempo per rifare i conti
Ultimo tema rilevante: la fase transitoria. Visto l’impatto di queste misure, l’ipotesi è di far entrare in vigore il decreto 30 giorni dopo la pubblicazione. Potrebbe essere un tempo insufficiente: molti committenti stanno, infatti, discutendo i loro preventivi o stanno definendo i computi metrici degli interventi in questi giorni. Anche con un mese di tempo davanti, potrebbe essere il caso di ripartire da zero e rifare i conti in base al decreto.
Source: ilsole24ore.com
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