Sono 800 i posti di lavoro spuntati nel giro di un anno e mezzo nel settore dell’edilizia viterbese grazie al 110% e a tutti gli altri bonus voluti dal governo Conte 2. Una buona parte di questi posti, se non tutti, potrebbero ora volatilizzarsi, a causa dello stop alla proroga dell’agevolazione decisa dal governo Draghi, ma soprattutto a causa di tutti gli ostacoli e i paletti che lo stesso governo ha introdotto nella cessione del credito.
A lanciare l’allarme è Andrea Belli, presidente di Ance Viterbo, l’associazione dei costruttori aderente a Unindustria. Di fatto la mancanza di chiarezza e le continue giravolte dell’esecutivo nazionale rispetto a uno strumento che Draghi non ha mai fatto mistero di non gradire – hanno determinato negli ultimi mesi una situazione di stallo nell’edilizia, a cominciare da quella viterbese, la quale negli ultimi 18 mesi si era rimessa in moto proprio grazie agli incentivi. “Nel nuovo decreto – spiega il presidente di Ance – viene mantenuta la cessione del credito anche ai clienti privati. Il problema è che la normativa è estremamente farraginosa: la responsabilità dei controlli viene lasciata alle banche, che di fronte all’eventualità di essere chiamate in causa nei casi di truffe, oggi si rifiutano di sottoscrivere nuovi contratti”. Di fatto, quindi, il settore delle costruzioni va verso la paralisi. I nuovi cantieri diminuiscono e quelli che aprono sono il frutto di contratti già sottoscritti in passato. Rischiano quindi di saltare i bilanci di decine di aziende viterbesi, che hanno accumulato milioni di euro di crediti nella convinzione di poterli poi cedere: “Chi aveva contratti già stipulati con le banche – prosegue Belli – non ha grossi problemi, ma chi ha invece riempito i propri cassetti fiscali cumulando crediti si ritrova ora sulla carta bilanci fantastici ma basati su moneta virtuale”. L’imprenditore viterbese riconosce che era necessario da parte del governo regolamentare uno strumento che, come prevedibile, si è trasformato nell’ennesima mangiatoia per i disonesti e i furbi (basta vedere anche l’esplosione dei prezzi), soprattutto per quanto riguarda il bonus facciata.
“L’impressione però – sottolinea Belli – è che, non potendo bloccare il superbonus fino al 2023, perché previsto per legge, il governo stia cercando in tutti modi di scoraggiarne il suo utilizzo rendendolo sempre più complicato”. Sono nubi grigie dunque quelle che di addensano nel cielo dell’edilizia viterbese la quale, come detto, grazie al 110, ma anche al bonus facciate, così come agli incentivi per il fotovoltaico, aveva ricominciato a macinare utili, con ricadute significative dal punto di vista occupazionale. “Non sono ottimista – confida Belli -. Il rischio che con la fine delle agevolazioni molte aziende chiudano o licenzino una buona parte della manodopera assunta e formata in quest’ultimo periodo è concreto. Speriamo che i finanziamenti del Pnrr in arrivo, che per Viterbo valgono 150 milioni, tra quelli del governo e quelli stanziati dalla Regione per il recupero dei complessi di San Simone e dell’Ospedale vecchio, riescano a supplire alla perdita di quello che per l’edilizia viterbese stato un autentico propellente”.
Source: corrierediviterbo.corr.it
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