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Tempi più lunghi e minore convenienza: ecco perché la stretta anti-frodi blocca i bonus per l’edilizia – La Repubblica

Sconto in fattura e cessione del credito per ristrutturazione, ecobonus e bonus facciate bloccati. Le restrizioni imposte con il decreto antifrode, infatti, non consentono più al fornitore di cedere il credito per le somme incassate in acconto, così che l’offerta dello sconto è assai meno conveniente. E i costi salgono anche per il committente, che deve pagare l’asseverazione e il visto di conformità. Un cambio delle regole in corso d’opera che sta cambiando il mercato.

Niente opzione senza lavori

In caso di sconto in fattura, fino all’11 novembre scorso era il fornitore a far firmare al cliente tutte le carte e a inviare la Comunicazione di cessione del credito all’Agenzia delle entrate. In questo modo, a partire dal giorno 10 del mese successivo, il credito incassato poteva essere ulteriormente ceduto presso gli istituti finanziari, e quindi immediatamente monetizzato. In pratica, qualunque rivenditore di caldaie o di infissi, come pure una piccola ditta edile, poteva applicare tranquillamente lo sconto potendo contare sulla certezza di rientrare della somma entro poche settimane. Ora invece questo passaggio “veloce” non è più praticabile, dato che l’asseverazione delle spese può essere rilasciata solo a fine lavori o in base allo stato di avanzamento dei lavori stessi, e non per le fatture di acconto. 

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Nel mirino il bonus facciate

La novità chiaramente va ad impattare in misura maggiore sugli interventi di importo significativo, a partire da quelli ammessi al bonus facciate. Chi ha lavori in corso che non si chiuderanno prima di fine anno, infatti, non potrà più cedere il credito al fornitore, ma potrà utilizzare l’agevolazione solo sotto forma di detrazione. D’altra parte, come chiarito dal governo, le frodi individuate riguardano in maniera consistente crediti ceduti a fronte di lavori non effettuati. Con l’obbligo di asseverazione delle spese questo non può più accadere e, inoltre, non si potranno più avere i costi gonfiati dal fatto che sulle spese per l’intervento finora erano caricati anche quelli bancari richiesti per la cessione del credito. Costi molto più elevati per i bonus “ordinari”, dato che si tratta di detrazioni che hanno durata di 10 anni, contro i cinque del Superbonus. E’ quindi maggiore la quota trattenuta dai soggetti finanziatori per acquistare i crediti. 

Ora solo costi trasparenti

Con il nuovo passaggio obbligatorio dell’asseverazione delle spese, questi costi non potranno pesare più sui lavori. I professionisti abilitati, infatti, dovranno certificare che le spese sono in linea con i prezzari fissati dal governo. Da asseverare anche i costi della manodopera e quelli eventuali della progettazione; il tutto, ovviamente, solo a fronte di lavori effettivamente realizzati, altrimenti l’asseverazione non è materialmente possibile.

Ci saranno quindi tempi più lunghi per il lavoro aggiuntivo richiesto per verifiche e controlli “in cantiere”, ma nessuna strozzatura dai Caf una volta ottenuta l’asseverazione. I Caf, infatti, dovranno fare i controlli sugli stessi documenti richiesti per utilizzare la detrazione in dichiarazione, con la sola aggiunta dell’asseverazione. Quanto a questa, come indicato nelle nuove istruzioni alla comunicazione per la cessione del credito, i Caf sono chiamati solo a verificare che i professionisti che l’hanno rilasciata sono titolari della polizza di assicurazione resa obbligatoria dal governo per la redazione di questi atti. 

Convenienza ridotta e rebus incapienti

In ogni caso, asseverazione e visto di conformità hanno un costo, in genere in percentuale del valore della pratica. Queste spese aggiuntive nel caso del Superbonus sono a loro volta detraibili, e così dovrebbe essere anche per i bonus ordinari. A conti fatti, però, cedere il credito diventerà più caro e forse nemmeno più tanto conveniente quando si tratta della detrazione del 50%. D’altra parte, come previsto dal testo del decreto Rilancio, l’opzione per la cessione del credito per i bonus ordinari sarebbe dovuta terminare a fine 2021. E solo a fronte della proroga, richiesta da più parti anche per consentire l’opzione da parte degli incapienti, è stata varata la stretta. Già in passato, peraltro, l’Agenzia delle entrate aveva posto l’accento sulle problematiche fiscali legate alla monetizzazione dei crediti indicando come via maestra solo la possibilità di cedere il credito ai fornitori, o ad altri soggetti legati ai lavori. Da vedere ora cosa accadrà nel corso dell’esame parlamentare del decreto e della stessa Manovra. 

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