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Tensioni tra i partiti, rinviato ancora il Cdm. Pressing su Draghi per il Superbonus – Il Piccolo

Il Consiglio dei ministri sul Pnrr, che va inviato a Bruxelles entro il 30 aprile, fissato per le 10 di questa mattina, è stato rimandato. Dovrebbe tenersi nel primo pomeriggio

Dovrebbe tenersi nel primo pomeriggio di oggi la riunione del Consiglio dei ministri sul Recovery plan, inizialmente convocata alle 10 stamattina. Ma già dalla scorsa notte gli uffici ministeriali erano stati avvertiti del probabile slittamento di orario. Fonti governative spiegano che il ritardo sarebbe dovuto a un lavoro di rifinitura «complesso»: sono in corso «aggiustamenti su alcune voci» e un lavoro di revisione sulla coerenza delle varie parti del testo.

Sono in corso da ieri, viene spiegato da fonti di governo, «interlocuzioni tecniche» tra gli uffici del Mef, palazzo Chigi e la commissione Ue su alcuni aspetti procedurali e formali del Pnrr che è atteso entro il 30 aprile a Bruxelles. A breve comunque dovrebbe essere convocato il Cdm che si limiterà a un esame informale del Piano, prima delle comunicazioni del premier alle Camere di lunedì e martedì cui seguirà l’ok in Consiglio dei ministri. 

Ma dai partiti della maggioranza continuano ad essere segnalate alcune criticità, a partire da temi come la proroga del Superbonus, invocata anche oggi a gran voce dal M5s e da Forza Italia. Alcune fonti ministeriali parlano di “approfondimenti” in corso in queste ore in particolare su alcuni temi politicamente sensibili. Il dibattito sulle pensioni si è riacceso sul passaggio in bozza che parla di superamento a fine anno di quota 100 con misure specifiche per i lavoratori usuranti.

Il documento di 318 pagine contiene il piano Draghi: 4 grandi riforme e 6 missioni. I progetti di riforma di fisco, giustizia, pubblica amministrazione e concorrenza, ma anche lo stop a Quota 100 dal 2022. Giovani, donne e Sud, poi, le tre priorità trasversali. L’iniziale mancato rinnovo del Superbonus fino al 2023 ha scatenato le critiche di M5S e Forza Italia. Poi il cambio di rotta, con la rassicurazione del premier sulla proroga del superbonus al 2023.

Sulle tensioni nel governo sul superbonus al 2023 è intervenuto anche l’ex premier Giuseppe Conte, capo in pectore del M5S: «La transizione ecologica è una priorità sia per me che per il Movimento 5 Stelle – scrive su Facebook – È un’occasione imperdibile per il nostro Paese e non può essere rimandata per difetto di lungimiranza o carenza di volontà politica. In quest’ottica, il superbonus 110% è una misura fondamentale per consentire non solo di salvaguardare il nostro Pianeta e abbattere in modo significativo le emissioni, ma anche per permettere a milioni di famiglie di risparmiare sui costi dell’energia e di rendere più sicure le proprie case sul piano antisismico».

Anche il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, e il direttore generale, Giovanni Sabatini, hanno chiesto «alle Istituzioni italiane che nelle misure di attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza siano contemplate fino al 2023 le misure relative al potenziamento al 110% per l’ecobonus e il sismabonus che rappresentano un determinante incentivo alla ripresa di importanti filiere della nostra economia».  

C’è poi il pressing della Lega sulle riaperture dei centri commerciali nei weekend, sparite dall’ultimo dl. Il partito di Matteo Salvini  sostiene, inoltre, che le regioni non siano state ascoltate abbastanza. E il Pd, con il segretario Enrico Letta, torna a chiedere l’inserimento di una clausola di condizionalità a favore dell’occupazione giovanile e femminile. Ma in Cdm la discussione si annuncia articolata, su numerosi aspetti, dalla concorrenza alla Rete unica.

Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.

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