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Truffa dei bonus edilizi, 2 arresti: i retroscena – L’Altomilanese – Libera Stampa

Truffa dei bonus edilizi, 2 arresti: i retroscena - L'Altomilanese - Libera Stampa

Magenta-Marcallo, truffa dei bonus edilizi da 28 milioni di euro: spunta la pista calabrese

di Francesca Ceriani

MAGENTA-MARCALLO (MILANO) – Maxi-truffa dei bonus edilizi da 110 milioni di euro: nei guai anche un magentino e un marcallese. Martedì 5 luglio, nell’ambito di una complessa indagine condotta dalla Procura di Parma, sono state notificate ed eseguite tre ordinanze di custodia cautelare in carcere, una misura cautelare degli arresti domiciliari e cinque sequestri preventivi. Tra le persone finite a San Vittore per truffa aggravata (sono accusati di un profitto illecito di 28 milioni sul totale di 110) ed emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, ci sono anche B.I., 33enne originario di Cosenza e residente a Marcallo con Casone, e N.F., 45enne di Magenta.

Truffa dei bonus edilizi

Il marcallese aveva già ricevuto un avviso di garanzia a inizio maggio. I finanzieri gli avevano sequestrato pc e tablet alla ricerca di indizi che riconducessero a un tesoretto ipotizzato di quasi 20 milioni di euro. Quell’episodio si inserisce però in una più ampia attività di indagine, da inquadrare nel vasto fenomeno dei ‘bonus edilizi’. In particolare, i crediti su cui si sono concentrate le indagini, derivavano da ecobonus, bonus facciate e sisma bonus (il bonus 110% non è compreso in quanto richiede una documentazione più specifica, non necessaria invece per l’ottenimento delle altre agevolazioni).

Il meccanismo

I soggetti non hanno mai effettuato i lavori dichiarati, ma miravano a ricavare profitti illeciti. In questo contesto hanno operato, nel corso del 2021, il magentino e il marcallese. Sfruttando le falle del sistema normativo, come scrive il Gip nell’ordinanza, sono riusciti a creare dal nulla crediti fittizi. Questi crediti si utilizzavano poi per cederli a terzi e, con operazioni a cascata, venivano monetizzati tramite la cessione a enti appositamente autorizzati (in particolare le Poste, ma anche altri istituti di credito). Questi enti, ignari della truffa, acquistavano i crediti per utilizzarli come compensazione verso l’erario. Così i cedenti realizzavano un introito immediato.

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Il ruolo dei due arrestati

Il 33enne di Marcallo avrebbe creato crediti fittizi per 13.983.791 milioni. Poco meno di 10 milioni sarebbero stati ceduti a dieci società di comodo, mentre quasi 4 milioni sarebbero finiti al ‘collega’ magentino. A sua volta, il 45enne di Magenta, titolare di dieci società della stessa natura di quelle del marcallese, avrebbe creato 14 milioni di finti crediti. Il giudice, considerando anche che i due hanno alle spalle un lungo elenco di precedenti penali, ha ritenuto necessario l’arresto. Si specifica però che si presume che né il magentino né il marcallese siano le vere teste pensanti di questa complessa truffa.

La pista calabrese

“Circostanza che – sottolinea il giudice – spinge a considerare necessari approfondimenti investigate per individuare gli ideatori dei meccanismi illeciti”. Ideatori che, secondo un’informativa della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, sarebbero soggetti calabresi residenti sia al Sud sia nel Magentino. “Quanto accaduto – dichiara l’avvocato Roberto Grittini, difensore del 45enne di Magenta – è solo la punta di un iceberg. Come scrive il giudice, i profili dei due arrestati fanno ritenere che non fossero in grado di mettere in essere questo meccanismo, che ha fruttato oltre 28 milioni. Risponderemo alle accuse in sede di interrogatorio”.

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