Con l’operazione Free Credit, la Guardia di Finanza, coordinata dal sostituto procuratore Paolo Gengarelli, ha letteralmente scoperchiato il vaso di Pandora, gettando la luce sul mercato clandestino dei finti crediti di imposta legati ai vari bonus edilizi: dal bonus locazioni al Sismabonus. Un pozzo senza fondo capace di generare ben 440 milioni di euro nell’arco di pochissimi mesi. La maxi indagine condotta dalle fiamme gialle di Rimini, che ha portato all’iscrizione sul registro degli indagati di 78 persone e all’esecuzione di 35 misure cautelari, non si è certo esaurita con il blitz dello scorso gennaio e, molto presto, potrebbe avere nuovi risvolti.
Dalla fine dello scorso anno, varie inchieste si sono messe in moto un po’ in tutta Italia, con la Guardia di finanza impegnata a dare la caccia a un piccolo esercito di ‘furbetti’ del bonus che, attraverso abili manovre nei cassetti fiscali delle aziende, avrebbero intascato somme milionarie. Nei giorni scorsi Poste italiane ha ottenuto il dissequestro di quasi tutti i crediti fiscali, tra bonus facciate e superbonus, sequestrati tra fine dicembre 2021 e gennaio 2022, in quanto ritenuti oggetto di truffa. Il tutto per un valore complessivo di quasi 220 milioni: soldi che sono stati ‘scongelati’ su disposizione dei tribunali del Riesame di Foggia, Perugia e Treviso. Come riportato dal Sole 24 Ore, “è emerso che i sequestri, disposti nella fretta di impedire lo sperpero dei soldi pubblici, sono stati diretti sui soggetti sbagliati, ovvero sugli intermediari, ovvero le società a controllo pubblico e le banche”. “Se gli inquirenti – si rileva – avessero da subito bloccato i conti correnti dei presunti truffatori, molto probabilmente i soldi non sarebbero finiti all’estero o in altre attività illecite.
Così ha fatto la Procura di Rimini, che ha sequestrato i conti dei presunti malfattori e proceduto agli arresti”. Quattro le persone finite in manette nella nostra provincia: i titolari del ristorante La Playa di Cesenatico, Girolamo Pasquale Bonfrate e la moglie Imane Mounssif, l’albergatore Giuseppe Felice Guttadoro e il commercialista Stefano Francioni. Tutti e quattro al momento si trovano ancora in carcere, dopo che nei giorni scorsi il Riesame aveva respinto il ricorso presentato dai legali di alcuni di loro (Moreno Maresi, Andrea Guidi, Piero Venturi). E’ invece tornato a casa l’altro commercialista coinvolto nell’inchiesta, Matteo Banin (originario di Rovigo). Quest’ultimo, nel corso degli ultimi interrogatori, ha confermato il suo coinvolgimento nell’organizzazione, pur dicendo l’importanza del suolo. Il suo avvocato, Paolo Righi, ha chiesto la conversione della misura cautelare in carcere nei domiciliari. Una richiesta che è stata accolta dal gip.
Lorenzo Muccioli
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