NERVESA – Dopo lo scandalo che ha travolto Casa Zero, nel mirino di finanza e magistratura per una frode stimata in 24 milioni di euro e legata al Superbonus 110%, l’azienda ha ufficialmente annunciato che non pagherà gli stipendi ai suoi 160 addetti. Una doccia fredda, pur non così imprevedibile alla luce dei fatti, dato che con fondi e conti correnti sotto sequestro i margini di manovra, anche per le retribuzioni del personale, erano praticamente nulli. «Eppure tutta la scorsa settimana, nonostante la bufera montasse giorno dopo giorno, i vertici dell’azienda hanno sempre dato ai loro dipendenti ampie garanzie che gli stipendi sarebbero stati pagati -sottolinea Ruggero Sorci di Adl Cobas- Hanno fatto finta di niente, con promesse pressochè quotidiane che la situazione si sarebbe risolta. Poi, martedì sera, è arrivato l’annuncio, rigorosamente via mail».
Non bastasse la maxi inchiesta sulla srl, ora la questione diventa ancor più spinosa: con quali tempi e su quali basi giudice o magistratura potranno eventualmente sbloccare i conti per procedere al pagamento delle spettanze? «Un punto di domanda che rischia di restare irrisolto a lungo, stante il fatto che siamo anche sotto Ferragosto, periodo particolarmente infelice -riprende Sorci- Pensiamo che questi lavoratori adesso debbano giocarsi la loro partita, abbiano cioè l’onore e la responsabilità di esercitare una pressione decisa su tutti i loro interlocutori, altrimenti il rischio è che questi soldi li rivedano fra molto tempo o non li rivedano affatto».
L’INCHIESTA
Intanto sono salite a quaranta le denunce dei cittadini per la maxi truffa e continua la processione di clienti al comando provinciale della Guardia di Finanza per denunciare Casa Zero. Visto il numero di querele raccolte in una settimana, l’impressione è di essere soltanto all’inizio, tanto che il comandante provinciale della Finanza ha dovuto rafforzare il dispositivo di ricezione degli esposti per fare fronte al flusso. Tra i clienti c’è chi aspettava da mesi l’inizio dei lavori: contratti firmati, ma di ponteggi neanche l’ombra. Gli importi in media si aggirano sugli 80mila euro di intervento. La doccia fredda è arrivata dopo lo scoppio del caso, quando decine di clienti hanno controllato nei loro cassetti fiscali: i lavori risultavano come già eseguiti, con tanto di fatture emesse e il credito d’imposta era già stato ceduto. Peccato che si trattasse di opere fantasma.
Source: ilgazzettino.it
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