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Tutti pazzi per le biciclette elettriche – La Sentinella del Canavese

Vendite su del 30%, era impensabile. Fausto Tessiore: «Chiuse palestre e piscine, tanti hanno riscoperto le due ruote»

IVREA

La pandemia ha spalancato un nuovo orizzonte nel mondo del ciclismo amatoriale grazie alla diffusione delle biciclette elettriche, divenute un mezzo di trasporto la cui popolarità è assurta a livelli impensabili fino a un paio di anni fa.

«Abbiamo riscontrato, nell’ ultimo anno, un incremento del 30% nella vendita di questo prodotto: chiuse le palestre e altri luoghi per la pratica sportiva ecco che si va in bici» – osserva Fausto Tessiore, contitolare con il fratello Francesco di Cicli Tessiore a Borgofranco d’Ivrea, una vera mecca per i cicloamatori e per molti agonisti.

«I bonus mobilità hanno portato ad un picco di richieste, al momento peraltro rientrato, che ha spinto i clienti a spendere cifre anche ragguardevoli per questi mezzi di nuova generazione. Il Covid ha purtroppo causato un rallentamento della produzione; ritardano ad arrivare le materie prime alle fabbriche con conseguente sofferenza per le nostre scorte: ad una domanda che aumenta non siamo in grado di supplire con un’offerta adeguata – prosegue l’imprenditore, e conclude – I miglioramenti ergonomici di queste biciclette, uniti alla riduzione dello sforzo fisico che richiedono, permettono di raggiungere luoghi anche lontani e sono moltissime le donne che si sono appassionate al ciclismo grazie a questa tecnologia». Ad Ivrea, anche Natale Anselmo, di Fulvia Pagliughi cicli e fitness, evidenzia la rivoluzione in corso: «Sebbene il mio negozio non abbia puntato sull’elettrico ho comunque riscontrato un’impennata delle vendite: persone che non hanno mai pedalato hanno deciso di iniziare grazie agli incentivi. Stupefacente è il fatto che 500 euro di bonus hanno spinto a comprare biciclette da 5000 euro», sottolinea il commerciante.

«Spesso il passaggio alla e-bike rappresenta una scelta familiare: marito e moglie se la comprano per andare in giro insieme. Ora scarseggiano le scorte e le ditte non consegnano; i prodotti arrivano con il contagocce e parallelamente sono cresciuti i costi per i trasporti tramite container. Nel futuro saremo costretti ad abituarci ad attendere anche un anno per avere il prodotto desiderato», conclude Anselmo con un senso di sbalordimento.

Inizia con una digressione storica Carlo Aribone, titolare di Bicisport: «I primi modelli a pedalata assistita sono del 2012, mentre al 2016 risalgono quelli d’alta gamma per sportivi. La pandemia ha fatto diffondere l’interesse per questo mezzo fra un pubblico sempre più vasto. Queste biciclette hanno da un lato portato nei nostri negozi persone totalmente estranee al mondo del ciclismo, dall’altro sono assurte a status symbol per il loro prestigio tecnologico e d’immagine», afferma Aribone prima di addentrarsi nell’aspetto più commerciale. «I mercati asiatici, colpiti dagli effetti del virus, hanno visto una drammatica contrazione della forza lavoro, spesso rappresentata da immigrati. Quando è avvenuta la ripresa dell’attività mancava la manodopera e ciò ha comportato una riduzione della produzione del 50%. Nel frattempo noi venditori avevamo esaurito le scorte di magazzino mentre le richieste aumentavano in maniera esponenziale. Le ditte non riescono, ancora oggi, a immettere sul mercato quantità sufficienti per soddisfare la domanda e credo che questa situazione di costante rottura di stock si protrarrà per ancora un lungo periodo. Parallelamente sono aumentati del 30% anche i costi per i trasporti».

La conclusione dell’esperto venditore è: «Il cliente dovrà sempre più abituarsi a tempi d’attesa che potranno raggiungere anche gli otto/nove mesi per ricevere l’articolo prenotato». —

Paolo Airoldi

Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.

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