Nel primo trimestre 2021 gli affitti sul mercato immobiliare del retail sono scesi del 6% al Nord, rispetto al periodo pre-pandemia. Le contrazioni maggiori sono tutte nel Sud d’Italia. Per esempio Corso Italia, a Catania, ha registrato un -16% e via Calabritto a Napoli un -15%. Lo rileva il report Fashion High Street 2021, realizzato da World Capital con Federazione Moda Italia-Confcommercio.
Montenapoleone (nella foto) a Milano si riconferma la via dello shopping italiana più cara, con i suoi 10.500 € per metro quadro l’anno.
Rispetto al periodo pre-Covid, scende anche il valore dei tagli più richiesti, in termini di metri quadrati: si tratta di una flessione del -10%, con una domanda sempre più orientata su spazi di dimensioni contenute.
Il report fa anche un bilancio dell’impatto del virus sulle vendite al dettaglio di moda in Italia nel 2020. La perdita di consumi è stata di 20 miliardi di euro, sulla contrazione complessiva di 60 miliardi. Hanno chiuso definitivamente 20mila negozi di moda, su un totale di 115mila punti vendita, che ha provocato una ricaduta sull’occupazione per oltre 50 mila addetti su 310 mila addetti.
Un’indagine condotta da Federazione Moda Italia ha fatto emergere che nel febbraio 2021 i negozi hanno iniziato ad avvertire un calo minore delle perdite, rispetto a gennaio, seppur in una situazione critica, che si è aggravata in marzo e aprile con le nuove misure restrittive nelle zone rosse.
A livello merceologico a salire in gennaio e febbraio sono state soprattutto le categorie maglieria, piumini-giubbotti-cappotti e pantaloni, mentre hanno sofferto gli abiti maschili e le valigie.
«Il progresso sul fronte vaccinale e la ripartenza del turismo nei prossimi mesi – afferma Andrea Faini, ceo di World Capital – potrebbero portare a una graduale ripresa del settore. Nonostante la pandemia abbia modificato le abitudini di acquisto delle persone, il negozio fisico resta fondamentale, sia come vetrina del brand, ma soprattutto come luogo di esperienza per il consumatore».
«Premesso che non vogliamo un’estate a colori – dice Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio – per salvare il settore, abbiamo chiesto al Governo un cambio di paradigma che permetta ai negozi di lavorare, nel rispetto delle regole e in piena sicurezza, almeno su appuntamento anche in zona rossa».
Secondo Borghi urgono anche interventi come gli indennizzi congrui alle effettive perdite, con rivisitazione dei parametri di perdita del fatturato utilizzati nel Dl Sostegni; un credito d’imposta su locazioni di immobili a uso commerciale e, per tutte le attività della filiera della moda, sulle rimanenze di magazzino.
Servirebbero inoltre l’immissione di nuova liquidità e il credito garantito, una moratoria dei titoli di credito come pure una moratoria fiscale e contributiva.
Per stimolare la domanda interna sarebbe utile l’abbassamento temporaneo dell’Iva sui prodotti di moda (al 10%) e l’introduzione di bonus per l’acquisto dei prodotti di moda «magari Made in Italy, sulla scia del bonus mobili e ecobonus auto».
e.f.
Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.