Il Superbonus, si sa, ha rappresentato tante cose dalla sua
entrata in vigore nel 2020. Non si è trattato, infatti, “solo” di
una generosissima detrazione fiscale per incentivare
l’efficientamento energetico e sismico del patrimonio edilizio
esistente, ma anche di una vera e propria “leva” economica,
attraverso la quale i proprietari di immobili hanno potuto
programmare la realizzazione di lavori (quasi) gratis, aumentando
nel migliore dei casi il valore del proprio bene.
In questo senso, il Superbonus è stato anche uno strumento
speculativo, con soggetti che hanno realizzato gli interventi
agevolati proprio con l’intenzione di “lucrare”, programmando ad
esempio di vendere l’immobile una volta ristrutturato.
Il legislatore sulle speculazioni
Per quanto tale scelta sia assolutamente legittima, il
legislatore è intervenuto di recente per penalizzare simili
comportamenti, introducendo una disciplina speciale di tassazione
delle plusvalenze realizzate da compravendite messe in atto prima
del trascorrere di 10 anni dalla conclusione dei lavori
agevolati.
Tale “extra tassa” si applica alle vendite realizzate a partire
dal 1° gennaio 2024, ma non è affatto
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