Vetralla. L’effetto è quello di una bomba: faldoni che si sovrappongono, documenti che sovrastano pile di cartelline, armadi pieni e archivi che scoppiano. A fare da detonatore, presso l’ufficio urbanistica, in crisi per atavica carenza di personale, è stato il superbonus 110%. Quasi quindicimila abitanti, un territorio vasto e diversificato e ora centinaia di richieste di accessi agli atti per verificare la possibilità di eseguire lavori a costo zero nelle abitazioni. Uno stato di cose che ha avuto il potere di un fiume in piena: travolgere l’ufficio già oberato dal lavoro di routine. Al di là delle scrivanie, a sostenere un carico così pesante, gli unici due dipendenti a tempo pieno, il dirigente dell’ufficio tecnico, Antonello Aquilani, e l’ingegnere Laura Raggi.
“Nonostante tutto – spiega Antonello Aquilani – riusciamo a rispondere nei trenta giorni previsti dalla legge, tolte forse un paio di eccezioni. Certo che in questo modo rimane sospeso tutto il lavoro ordinario. Una situazione che i cittadini non conoscono e che giustamente non capiscono”.
Siete messi davvero così male?
“Siamo praticamente in ginocchio – insiste Aquilani – la gente preme per avere risposte, perché l’occasione è importante e sicuramente non si ripresenterà una seconda volta”.
Ma perché si è arrivati a toccare così il fondo?
“Se vogliamo dirla tutta – spiega ancora il dirigente – il problema risale a una sottovalutazione che ha colpito tutte le nostre amministrazioni comunali nel tempo. Quello dell’urbanistica è un settore critico, che impone una mole di lavoro enorme anche in condizioni normali, negli ultimi tempi c’è stata anche la definizione del piano regolatore, figuriamoci oggi con questa opportunità dell’ecobonus. Eppure siamo stati sempre considerati la ruota di scorta, quelli che tanto in qualche modo fanno. Non si può pensare di mandare avanti l’ufficio urbanistica con due persone, più un aiuto di poche ore e un dipendente un giorno a settimana con mansioni limitate. Siamo a quota 200 richieste e tante ancora ne arriveranno nei prossimi giorni. E’ scoraggiante”.
In terra non si può fare a meno di notare delle buste, quelle rigide per contenere vestiti, piene di pratiche da visionare: “Sì – interviene questa volta Laura Raggi – pensi che sia io che il collega Aquilani ci siamo portati spesso a casa il lavoro. Altro che smart working, abbiamo controllato le pratiche anche quando tutti e due eravamo positivi e costretti alla quarantena. Non possiamo fare fina di niente, sentiamo il richiamo alla responsabilità e dispiace non riuscire ad arrivare dappertutto. Roba da non dormirci la notte”.
Ma sono così complicati questi accessi agli atti?
“E’ difficile rappresentare bene di cosa si tratta: basti pensare che ogni pratica è un mondo a sé, c’è gente che ha compiuto abusi e vuole sanare, chi non ha più i documenti e chiede a noi di risalirvi attraverso foto su google map, o con un semplice indirizzo, chi non viene con la pratica in regola. Insomma un caos. Moltiplicato per 200 che è il numero delle pratiche arrivate ad oggi sul nostro tavolo”.
Le persone intanto si lamentano per le pratiche di routine, chi non ha il permesso a costruire da mesi, lottizzazioni che devono partire, condoni da seguire, e se la prendono con i dipendenti comunali che non fanno niente, se ci mettete che poi siete aperti al pubblico soltanto poche ore a settimana…
“L’ho spiegato prima – dice ancora Antonello Aquilani – controllare una pratica, verificarne la correttezza e procedere con il nulla osta è una grossa responsabilità che richiede tempo e concentrazione. Elementi che ad oggi non abbiamo”.
Tornando alle pratiche dell’ecobonus, qualcuno è riuscito a partire? Si tratta di abitazioni o condomini?
“Forse un paio di lavori sono riusciti a prendere il via, per il resto è tutto ancora in alto mare. La maggior parte delle case presentano abusi, che o non sono sanabili, oppure richiedono tempo per farlo. In prevalenza parliamo di villette e non condomini. Qualcuno pur di poter eseguire i lavori, ha già pagato diverse migliaia di euro, parliamo di casi in cui sono stati sborsati 14.000 euro o addirittura 40.000”.
Sono tanti quelli che hanno fatto cose che non dovevano fare?
“Parliamo degli anni 70-80, era quasi una regola spostare un tramezzo o tirare su qualche metro in più, di cui nessuno si accorgeva negli anni a venire. Forse sarebbe stato meglio pensare a una sorta di sanatoria per i casi meno gravi e poi procedere con l’ecobonus. Ad oggi stando così le cose, la quasi totalità delle richieste non potrà essere evasa. Arriviamo ad un 90 per cento di impossibilità a proseguire”.
Sul piano dei dipendenti, secondo voi l’attuale amministrazione avrebbe potuto fare di più?
“Devo dire che con la Tosini siamo riusciti a limitare l’accesso al pubblico e a fare in modo di avere un ingresso adeguato con un campanello, che impedisce il porto di mare che c’era prima. Quindi, abbiamo avuto una facilitazione. Per il resto però, il quadro è a tinte scure”.
Source: corrierediviterbo.corr.it
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